Un tabù parlare di cave invadenti e pigliatutto

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PIOMBINO 22 agos­to 2017 — Nonos­tante il cal­do ecces­si­vo di ques­ta estate, in Val di Cor­nia non stan­no man­can­do spun­ti su cui sof­fer­mar­ci a riflet­tere. Lo scor­so 4 agos­to si è tenu­ta l’in­au­gu­razione del­la mostra ded­i­ca­ta a Ric­car­do Fran­covich all’in­ter­no del Par­co archeo minerario di San Sil­ve­stro, mostra ded­i­ca­ta al “ padre fonda­tore” del Par­co stes­so nonché del­l’arche­olo­gia medio­e­vale in Italia. Uno spun­to inter­es­sante è venu­to dal ricor­do di un suo caro ami­co, Sal­va­tore Set­tis, arche­ol­o­go e stori­co, che ha soll­e­va­to l’at­ten­zione su come sia anco­ra incom­pi­u­ta l’opera sog­na­ta dal­lo stes­so Fran­covich, ovvero una vera tutela del pat­ri­mo­nio stori­co-artis­ti­co e nat­u­rale del­la Val di Cor­nia. Il pat­ri­mo­nio di cui par­liamo è sem­pre in scac­co e sot­tomes­so alle logiche indus­tri­ali dei cava­tori e questo sopratut­to per il ter­ri­to­rio di Campiglia, dove sem­bra qua­si un tabù par­lare di cave invaden­ti e pigliatut­to. Ognuno può con­statare che in decen­ni di attiv­ità nelle varie cave del campigliese (com­pre­sa la vic­i­na cava Solvay a San Vin­cen­zo) non solo si sono pro­gres­si­va­mente dis­trutte tes­ti­mo­ni­anze storiche-arche­o­logiche e minerarie di rara impor­tan­za, ma quel­lo che è più grave è la man­can­za di una serio prog­et­to di ripristi­no ambi­en­tale. Servireb­bero ammin­is­trazioni che non tes­sano lodi a tali aziende solo per tor­na­con­to politi­co elet­torale, ma che si bat­tano vera­mente per portare a ter­mine un per­cor­so (quel­lo nato con la Parchi Val di Cor­nia) che deve essere con­clu­so con una tutela mag­giore. Non sarebbe un’ere­sia par­lare di un’area pro­tet­ta molto più ampia di quel­la attuale, sopratut­to in un momen­to dif­fi­cile per le aree pro­tette stesse, vis­to le mod­i­fiche appor­tate dal­la Legge Regionale 30 del 2015. È dif­fi­cile far con­vi­vere un par­co asse­di­a­to da lavori di cava, in mez­zo a rumori, pol­vere e sen­tieri imbian­cati dal­la pol­vere di cal­care che con le piogge si “ cemen­tifi­ca”, ren­den­do in molti pun­ti imper­me­abile il ter­reno. Ci sono chilometri di sen­tieri da sfruttare sulle nos­tre colline e ulte­ri­or­mente da val­oriz­zare e questo ci por­ta ad un altro pun­to del­la cal­da estate! Pro­prio di fronte alla grande cava Solvay di San Car­lo, sul Monte Coro­na­to, nel Comune di Castag­ne­to C.ci qual­cuno ha vis­to bene di …allargare uno dei sen­tieri stori­ci li pre­sen­ti. Non sap­pi­amo bene per quale “sfrut­ta­men­to”, ma i lavori di allarga­men­to del sen­tiero sono sta­ti chi­esti dall’ Azien­da agri­co­la La Valle (pro­pri­etaria di quei boschi) ed autor­iz­za­ti dal­la Regione Toscana e dall’ Unione dei Comu­ni delle Colline Met­al­lif­ere. Sono entrate in azione pic­cole ruspe e il sen­tiero in alcu­ni pun­ti è più che rad­doppi­a­to! Alla fac­cia di preser­vare sen­tieri stori­ci di car­bonai e fre­quen­tati da uomi­ni e muli! La bellez­za dei luoghi, in sen­so fisi­co e spir­i­tuale, è tan­to mag­giore tan­to meno l’uo­mo vi influisce, tenen­do lon­tano il suo deside­rio di essere sem­pre al cen­tro di tut­to. Chi crede che in tem­po di crisi si deb­ba sem­pre e solo sot­tostare ai “ gigan­ti” che promet­tono lavoro e benessere, pren­da ad esem­pio la recente vicen­da siderur­gi­ca piombinese.…ma già ques­ta è un’al­tra sto­ria!

Ste­fano Gualer­ci, Vice Pres­i­dente WWF Livorno

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