Un viaggiatore alla scoperta del Mediterraneo

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PIOMBINO 29 novem­bre 2015 — Ha ered­i­ta­to dal­la non­na par­ti­giana l’amore per il diver­so, l’escluso, il povero, Pino Bertel­li can­tore dei popoli apparte­nen­ti ad una per­ife­ria del mon­do mai sen­ti­ta come altro da sé, ma vis­su­ta in pri­ma per­sona da un artista viag­gia­tore alla scop­er­ta del Mediter­ra­neo. Si annun­cia come un incon­tro cul­tur­ale ed umano di grande spes­sore quel­lo con Bertel­li che, nel suo lavoro di gior­nal­ista e fotografo, rimane coer­ente con la scelta di allon­tanare ogni spet­ta­co­lar­iz­zazione dei sen­ti­men­ti, per met­ter­si all’ascolto delle sto­rie dei “sem­i­na­tori di pace”. Un lavoro che difende nel cor­so degli anni la neces­sità di real­iz­zare una ribel­lione cul­tur­ale assai sig­ni­fica­ti­va in un momen­to stori­co par­ti­co­lare come quel­lo attuale in cui predi­care la fratel­lan­za sem­bra essere comune­mente per­cepi­to come una resa.
Una mis­sione che diviene una scelta di vita per l’artista gior­nal­ista, fotografo di stra­da, film­mak­er, criti­co di cin­e­ma e fotografia che con­di­vide con la moglie Pao­la Gril­lo (doc­u­men­tarista) un viag­gio che ha costret­to il mon­do a vedere la pre­sen­za delle sto­rie sop­presse, esaltan­do la dig­nità come ele­men­to comune delle popo­lazioni ritrat­te. Ad ospitare i due artisti sarà la Gal­le­ria Fotografi­ca di Cine Sud che con “Etiopia” inau­gur­erà, il prossi­mo 4 dicem­bre, una nuo­va mostra ad ingres­so gra­tu­ito per curiosi ed appas­sion­ati di fotografia.
Mostra fotografica Etiopia copia«Etiopia si inserisce nel più ampio prog­et­to lega­to al lavoro sul Mediter­ra­neo- spie­ga Bertel­li- inte­so come cro­ce­via dei des­ti­ni più o meno dis­perati in cer­ca di una vita più gius­ta e umana. Da ques­ta espe­rien­za, con­di­visa con mia moglie, sono nati diver­si lib­ri e un lavoro videografi­co inti­to­la­to “Donne del mediter­ra­neo” che andrà a com­pletare la mostra “Etiopia” nel­la sua tap­pa cal­abrese. Il filo con­dut­tore che unisce le sto­rie di per­sone apparte­nen­ti a diverse civiltà è la dig­nità che le carat­ter­iz­za. Le per­sone fotografate sono quelle incon­trate lun­go un viag­gio in cui abbi­amo volu­to che fos­sero loro stesse a rac­con­tar­si for­nen­do una sor­ta di autori­trat­to che con­seg­nasse la loro immag­ine per tes­ti­mo­ni­are la pos­si­bil­ità di una “visione dif­fer­ente”. Molte di queste per­sone in cui oggi ritro­vi­amo Musul­mani, Cris­tiani e Pagani han­no scel­to di fir­mare una sor­ta di lib­er­a­to­ria in cui accettano di divenire “tes­ti­moni di pace” ».
L’esigenza di comu­ni­care attra­ver­so le immag­i­ni (che per Bertel­li si lega all’esperienza biografi­ca dell’ incon­tro con Pasoli­ni da cui ha rice­vu­to in dono la pri­ma macchi­na fotografi­ca) si oppone al vuo­to las­ci­a­to da molti altri lavori real­iz­za­ti nei vari campi del­la comu­ni­cazione, risul­tati ciechi di fronte la volon­tà degli “ulti­mi” di esaltare una bellez­za ingius­ta­mente trascu­ra­ta.
«L’esigenza di questi popoli- spie­ga Bertel­li- era quel­la di far vedere la bellez­za del­la dig­nità degli ulti­mi, degli oppres­si, degli sfrut­tati; una bellez­za che, come sostenevano i gre­ci, con­tiene anche una gius­tizia. La nos­tra “civiltà” (se così si può definire) ha oltrag­gia­to per sec­oli il Sud del­la Ter­ra, pen­san­do e cre­den­do che fos­sero solo popoli da sac­cheg­gia­re rap­inare, sfruttare, igno­ran­do la loro antichissi­ma cul­tura. Le loro lacrime, ver­sate da sec­oli, devono far riflet­tere sul fat­to che non è con la guer­ra, con nes­suna guer­ra (non esistono guerre sante, uman­i­tarie o giuste) ma con la pace e con l’amore, che si può trovare una con­viven­za più umana tra i popoli».
21 copiaParole che escono dall’eco comune quelle di Bertel­li che arrivano in un momen­to stori­co in cui si sente vic­i­na la pos­si­bil­ità di una nuo­va guer­ra mon­di­ale, nel­la gen­erale percezione che qual­cosa stia sfuggen­do all’opinione pub­bli­ca.
«Non si è capi­to niente- con­tin­ua Bertel­li- le guerre sono gestite da un numero ristret­to di gov­erni che pri­ma sfrut­tano le terre col­o­niz­zate e che poi, con la guer­ra, pen­sano di portare la pace. La pace si por­ta con la pace».
Francesco Maz­za con entu­si­as­mo accoglie la mostra Etiopia e sot­to­lin­ea che oltre alle splen­dide fotografie, saran­no le gran­di doti umane del Mae­stro Pino Bertel­li il leit­mo­tiv di Etiopia la mostra sarà espos­ta pres­so la pro­pria gal­le­ria dal 4 al 19 dicem­bre e il mer­i­to di ques­ta prossi­ma e mer­av­igliosa espe­rien­za va intera­mente riconosci­u­to alla Roots Cal­abria Foun­da­tion.
Ven­erdì 11 dicem­bre nel­la realtà cul­tur­ale di Mon­tepaone lido sarà ospi­ta­to l’autore accom­pa­g­na­to dal­la doc­u­men­tarista Pao­la Gril­lo.

(Foto di Pino Bertel­li)

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