Una brutta vicenda amministrativa e politica
PIOMBINO 14 giugno 2016 — Il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dalla Società Immobiliare Milanese contro la mancata attuazione della previsione convenzionale di concessione di una porzione di spiaggia nel golfo di Baratti; la Società immobiliare rinveniva infatti in questa mancata concessione una delle cause della propria criticità gestionale. Il TAR ha anche condannato la Società al pagamento delle spese di giudizio. La storia è nota ormai, ma val la pena ricordarla: la giunta Guerrieri s’impegnò a verificare la possibilità di riservare alla nascente RTA una porzione di spiaggia nel golfo di Baratti. La giunta Anselmi, dal canto suo, per motivi di opportunità politica contingente, non concesse nel piano particolareggiato di Baratti quanto Guerrieri aveva promesso, rinviando la risoluzione del problema. Un pasticcio insomma. Nel 2012 la Società Immobiliare Milanese ha intentato una causa contro il Comune per rivendicare la concessione dell’arenile promesso chiedendo anche un pesante risarcimento (9 milioni di euro). La Giunta Giuliani ha quindi presentato al Consiglio comunale la proposta di variante che consente di trasformare il 40% della struttura da Residenza Turistico Alberghiera a residenziale, cioè appartamenti da vendere. Questa variante ha ovviamente suscitato un’animata discussione in Consiglio Comunale ed è stata approvata solo con i voti dei consiglieri PD, dato che i consiglieri della coalizione (Spirito Libero e Sinistra per Piombino) erano (strategicamente?) assenti, con i voti contrari di Un’Altra Piombino, Ferrari Sindaco e Rifondazione Comunista. Nella delibera di variante si prendeva atto delle perdite gestionali correlate all’investimento iniziale e del conseguente, minacciato fallimento della società. Si sottolineava inoltre che, secondo la società immobiliare, una delle cause delle proprie criticità economiche era da rinvenire nella mancata concessione di spiaggia privata attrezzata. Per questo l’amministrazione comunale aveva già stipulato il 27 aprile un’intesa preliminare con la Milanese , in base alla quale la stessa si impegnava a rinunciare al contenzioso, a pagare gli oneri di urbanizzazione e al versamento di un contributo straordinario, nonché a realizzare una nuova strada di accesso al resort, a scomputo del contributo.
Il nostro giudizio su tale variante è stato fortemente negativo. Per più motivi. Prima di tutto è inaccettabile che un’istituzione pubblica ceda al ricatto di un’impresa privata che, minacciando la chiusura del proprio esercizio e il licenziamento delle maestranze, chiede una variante ad hoc. Si crea anche un pericoloso precedente per quanti, in crisi di gestione, potrebbero d’ora in avanti chiedere lo stesso favore da parte dell’amministrazione comunale. In mancanza di una adeguata programmazione turistica territoriale si ricorre ad una gestione disinvolta degli strumenti urbanistici, guardando più agli interessi di alcune cordate immobiliari che agli interessi del territorio e della comunità. Il rischio d’impresa ha a che fare con adeguate capacità gestionali, non con varianti di salvataggio.
La variante proposta si pone oltretutto in direzione contraria alle normative regionali, (il Testo unico delle leggi regionali sul turismo, la LRT 1/2005 e il PIT ) per le quali le amministrazioni comunali devono prevedere rigorose limitazioni al mutamento di destinazione d’uso degli immobili con finalità turistico-ricettiva. Perchè, nella programmazione turistica territoriale, una cosa sono gli alberghi e le RTA, che producono posti di lavoro e stimolano l’economia, tanto che sono tutelati da specifiche normative, un’altra sono le unità immobiliari da vendere ai privati, per le quali a guadagnare tanto e subito sono solo gli immobiliaristi, che non creano nessun posto di lavoro. Anche il ricatto dei 60 dipendenti non è sostenibile: con la trasformazione della metà del resort in appartamenti privati, quel personale sarà necessariamente dimezzato.
Inoltre, per la Milanese non era così tanto importante la concessione balneare, dato che non ha partecipato ai bandi per ottenere una delle due concessioni attuali sulla spiaggia di Baratti.
Infine sappiamo bene che la promessa di concessione era illegittima e insostenibile, dato che la spiaggia ‑bene demaniale- può essere concessa solo attraverso un regolare bando. Tant’è che il TAR ha emesso in tal senso il suo pronunciamento, condannando la Milanese anche al pagamento delle spese.
Una brutta vicenda, amministrativa e politica.
Un’Altra Piombino