Una conferenza economica della Val di Cornia
PIOMBINO 2 agosto 2016 — Da troppi mesi stiamo alimentando e subendo un confronto tra diversi soggetti della società (non solo istituzionali e politici) sulla necessità di rilanciare la produzione delle acciaierie dopo l’arrivo di Rebrab e la sua Aferpi, con le loro controverse proposte di investimenti che, spesso, sono state definite la soluzione dei nostri mali. Nuova produzione di acciaio abbassando notevolmente gli agenti inquinanti (con forni elettrici e nuovi treni laminatoi); tre industrie agroalimentari; uso del porto per la movimentazione merci provenienti dal gruppo di Rebrab. A queste proposte si sono aggiunte quelle di nuovi insediamenti commerciali con la conversione della centrale Enel di Torre del Sale con outlet o mall. Nonostante questa lunga serie di intenzioni, ancora non risulta chiaro il quadro reale della nostra situazione e delle prospettive che si presentano. Le stesse istituzioni sono in notevole ritardo sugli impegni assunti con gli elettori. Ad esempio l’impegno alla costituzione dell’Unione dei Comuni (nei programmi elettorali già dalla campagna del 2009 ribadito e confermato anche nel 2014), ad oggi non vede nessuna realizzazione, sebbene questa riorganizzazione istituzionale costituirebbe il luogo ideale per un serrato confronto a tutto campo sui problemi del territorio: l’Unione potrebbe essere la protagonista, per esempio, di una conferenza economica che sappia considerare ogni aspetto economico, con attenzione alla diversificazione produttiva, mettendo ogni cosa al proprio posto e dando così una vera prospettiva a tutto il territorio nella sua complessità, anche con un giusto rapporto con i territori vicini, Colline Metallifere, Elba e Val di Cecina.
Si dovrebbe indicare, con chiarezza, che per le acciaierie è tempo dei fatti, non più delle parole e rimandi. Occorrono impegni concreti che non possono essere elusi o rimandati. Inoltre si dovrebbe essere chiari sulla produzione dell’acciaio che, sebbene oggi sia indispensabile che riparta (diminuendo comunque i livelli degli inquinanti), si dovrebbe riconoscere che tale produzione non potrà più rappresentare il futuro; ed è proprio per questa ragione che abbiamo l’obbligo di indicare e sostenere strade di sviluppo diverse, che partendo dal riconoscere il nostro patrimonio territoriale, tracciano una responsabilità che esclude la parcellizzazione del quadro territoriale col rinchiudersi in casa da parte dei singoli Comuni. Una soluzione per uno sviluppo diverso per il nostro territorio potrà essere trovata (pur in mezzo a tante difficoltà e alla continua crisi) solo se sapremo ricostruire quella capacità delle istituzioni locali di stare insieme. Questa assise è il luogo in cui dalla discussione è possibile individuare le traiettorie future e individuare quegli strumenti della programmazione che, costruendo indirizzi condivisi, potranno essere più incisivi.
Conferenza economica d’area quindi come impegno urgentissimo per mettere sul tappeto tutte le nostre risorse e, in un’ottica di sostenibilità senza se e senza ma, definire nuovi indirizzi di sviluppo. Riflettiamo:
- Per le proposte dei tre impianti agroalimentari di Rebrab, dobbiamo sapere concretamente di che cosa si parla, valutare le ricadute di tali proposte sul territorio, in modo tale da non danneggiare le produzioni che già abbiamo e che molto spesso sono vere e proprie eccellenze.
- Per la conversione della centrale Enel di Tor del Sale (che ovviamente non è un fatto della sola Piombino o della sola Val di Cornia) dobbiamo approfondire il ragionamento:, infatti, sebbene sia anch’essa da considerare un elemento della diversificazione produttiva, si deve far sì che (coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali, politici e della società organizzata) non diventi un pericoloso boomerang per l’economia commerciale dei nostri centri, già molto colpiti dalla crisi e in notevole sofferenza.
Si parla di porti turistici. Certo questi sono necessari allo sviluppo del turismo marino che così potrà migliorare l’utilizzo dell’arcipelago, un percorso che vedrà collaborare assieme Val di Cornia, Isola d’Elba e Colline Metallifere per rendere più efficiente il godere del mare del Golfo di Follonica e unirlo sempre più al Parco dell’Arcipelago. Ma tutto ciò non ha bisogno solo dei porti turistici, ma anche dei servizi (non solo di alberghi), che possono essere inseriti nelle aree industriali ormai dismesse. Possiamo, però, parlare di tale sviluppo del turismo senza parlare anche di agricoltura? Ritengo proprio di no. L’attività agricola è la prima essenziale costola che può garantire una capacità di attrazione turistica, per la bellezza del proprio paesaggio, per la salvaguardia contro l’abbandono del territorio, per la produzione di eccellenze che sono altro valore aggiunto alla capacità di attrazione, partendo dalla salubrità dei prodotti, del lavoro agricolo e del territorio, mettendo al primo posto un forte sostegno al già importante livello di biologico e biodinamico produttivo in agricoltura. Insieme all’agricoltura troviamo l’acqua, con la sua qualità e quantità, per la quale dobbiamo fare il possibile per dare risposte, indicando soluzioni di salvaguardia della risorsa ma anche attenzione ad un corretto uso per irrigazione come, ad esempio, non sostenendo colture agricole idro-esigenti e sistemi irrigui che fanno un uso smodato di acqua.
Diamo quindi il giusto valore a queste potenti risorse che abbiamo nella convinzione che sarebbe un delitto pensare di costruire un domani senza tener conto del patrimonio che abbiamo. Per far ciò bisogna anche potenziare gli impianti di trasformazione sia in agricoltura, sostenendo il bisogno di aumento del valore aggiunto alle aziende agricole, sia nell’industria tenendo conto del fatto che quest’ultime debbono rimanere dentro un filone di massima qualità e salubrità.
Lo ribadisco, tutto questo potrà trovare soluzione quando sarà esperito un adeguato indirizzo e impegno politico istituzionale. Solo se avrà luogo un approfondito momento di pubblica riflessione, del territorio e delle sue componenti, potrà delinearsi un percorso di sviluppo coerente ed efficace. Ma se, al contrario, ognuno continua a pensare per sé, oppure se riteniamo di aver delineato questo futuro solo perché è stato costituito l’ufficio del piano, rischiamo di spingere delle politiche inefficaci e che non riescono a produrre indirizzi capaci di dare soluzione alla crisi. Ogni giorno diventa più pressante il bisogno di pensare globalmente e agire localmente; è pressante la necessità di produrre un impegno quotidiano per dare gambe al domani; è fondamentale impegnarsi nel tracciare e costruire un avvenire sempre nella convinzione profonda che il territorio lo abbiamo in uso dal futuro e dobbiamo restituirlo in condizioni migliori di come lo abbiamo ricevuto. Oggi mi sembra, purtroppo, siamo lontani da questo miglioramento auspicato.
Insomma credo che valga per tutti il motto “Insieme si può” e mai come oggi diventa vero, cogente e concreto aggiungere: “anzi si deve”. L’impegno deve vedere coinvolte le istituzioni ma anche i cittadini.
Walter Gasperini