Una curata biografia su uno dei papi più controversi
PIOMBINO 27 maggio 2019 — Il libro di Fabio Baldassarri, Baldassarre Cossa, papa e antipapa, non è solo una curata biografia su uno dei papi più controversi della storiografia della Santa Romana Chiesa…è soprattutto un’incursione storica/filosofica, financo politica, su una figura scomoda o quantomai contraddittoria di un cardinale e vescovo eletto papa nel 1410 a Pisa, che prese il nome di Giovanni XXIII, poi processato e deposto come antipapa il 29 maggio 1415… dopo cinque secoli di diatribe sulla legittimità di Baldassarre Cossa papa, nel 1947 il suo nome fu espunto dall’Annuario Pontificio e quando il cardinale-contadino Angelo Giuseppe Roncalli ascese al trono celeste, tagliò corto, il suo nome pontificale doveva essere Giovanni XXIII e chiuse la questione, Baldassarre Cossa come papa non era mai esistito.
Va detto… Baldassarre Cossa non era un santo…come sappiamo, tutte le ricchezze delle famiglie “nobili” provenivano da soprusi, guerre e tassazione dei poveri…i Cossa erano signori di Procida e Ischia, furono sostenitori della pirateria e imposero le decime sui traffici marittimi… dopo la laurea a Bologna (in diritto) Baldassarre Cossa si comprò il titolo di cardinale e come segretario papale vendette cariche ecclesiastiche e indulgenze…non disdegnò mai di sedurre suore, spose e prostitute…anche se ci sembra fantasiosa la cifra (200) che ne dà Indro Montanelli nella sua Storia d’Italia. Baldassarre Cossa è stato tutto, generale, politico, papa e non vi era infamia che non avesse commesso, ed è per tutto questo che veniva chiamato il “Cardinal Diavolo”.
Fabio Baldassarri tesse una monografia di Baldassarre Cossa sintetica e affascinante… intreccia le vicende ecclesiastiche, morali e sessuali di questo papa-antipapa con le guerre di potere della sua era e costruisce una sorta di cartografia personale legata anche al suo cognome e all’araldica della sua famiglia… gli intrecci bibliografici, le argomentazioni filologiche, le citazioni letterarie (Elsa Morante, James Hillman, Arthur Koestler, Dante Alighieri), oltre alle fonti storiche, restituiscono un’epoca di transizione della chiesa e della società corrosa e corrotta da tradimenti, usurpazioni e lotte di potere. Baldassarri è acuto, di pagina in pagina descrive il trasformismo di Giovanni XXIII e le speranze, le illusioni, le cadute… nell’apparato fotografico ripercorre il suo viatico fino alla tomba monumentale posta nel Battistero di San Giovanni a Firenze, realizzata da Donatello con l’aiuto di Michelozzo, dove Baldassarre Cossa, ex Giovanni XXIII, impera a futura memoria.
Lo storico piombinese ricorda (anche in una tavola) il teologo boemo (rettore all’università Carolina di Praga) e riformatore della Chiesa, Jan Hus, scomunicato nel 1411 e bruciato sul rogo come eretico. Si era battuto contro le autorità, le gerarchie ecclesiastiche, i crimini della chiesa e prima di Lutero e Calvino fu anticipatore della Riforma protestante. Hus conobbe lo stesso carcere di Baldassarre Cossa (nel castello di Gottlienbeng, sul Reno), ma all’antipapa riservarono i riguardi del caso, mentre Hus “fu messo in catene nelle fosse dove venivano gettati i rifiuti”, scrive Baldassarri. E sono tanti gli aneddoti che Baldassarri, come un filatore di storie tutte da rileggere, riporta alla curiosità del lettore…e lo fa fuori dalla retorica, la prolissità, l’anemia salottiera…accorda la ricerca con la verità possibile e quel che più conta, non si erge a depositario di vittime o di eroi in nessun modo…certo, “fa capire” come la pensa…e non teme, credo, di essere un testimone tanto di universi falliti o di resistenze tradite…impugna così la parola dello storico disincantato dai successi e dai consensi, e tira dritto verso memorie che attraversano il sottosuolo della cultura e riemergono tra la bellezza dei giusti e la necessità di non dimenticare mai nessuna umiliazione.
Il libro di Baldassarri è un rizomario di annotazioni, cronache, epistolari…quasi un canzoniere storico che gira intorno a un papa-antipapa e s’accorda con l’avventura o l’utopia di chi non smette di combattere secoli d’oppressioni e imposture…Baldassari sa che la volgarità è contagiosa, la delicatezza mai…così racconta tanto la rapacità di un papa-antipapa, quanto il carattere oppressivo del suo tempo e fuori dal mistero dell’intrigo o dal vezzo di costume, irrompe nel dogma delle cose e dei mutamenti politici, sociali, religiosi che determino l’ascesa o la caduta di un mito. Alla maniera degli antichi tessitori, Baldassarri fa parlare il reale, quale che sia…sotto il filo tagliente dell’etica s’accosta all’armonia delle passioni, più che alla morale cristiana, e al fondo del suo percorso affabulativo ciò che ci sembra cogliere è che gli uomini, anche i più celebrati o crocifissati, non rivestono il proprio mito se non con le stoffe dei propri sogni o delle proprie miserie. Quando è vissuta anzitutto nel sangue dei giorni, la storia acquista un’eccezionale carica di verità e una civiltà è finita quando smette di generare eresie.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 22 volte maggio, 2019