VIAGGIO — Dal romanzo alla mappa per sapere chi siamo
PIOMBINO 15 dicembre 2012 — “Acciaio” il romanzo di Silvia Avallone pubblicato nel 2010 da Rizzoli è un’opera letteraria e come tale va letto, interpretato e giudicato. Noi l’abbiamo utilizzato invece come una mappa per esplorare la realtà di Piombino e della Val di Cornia con le sue persone, le sue relazioni, i suoi luoghi. E questa mappa l’abbiamo messa a confronto con un’altra mappa, quella della fotografia che ci consegnano i numeri e le statistiche su quella stessa realtà. Il confronto non serve a dire se le due fotografie sono coincidenti o meno, ci serve piuttosto a far scaturire dalle sue similarità o dalle sue contraddizioni una migliore conoscenza. Quella conoscenza fatta di impressioni, di intuizioni e di numeri insieme la cui necessità è ormai scomparsa nelle opinioni di coloro che quella realtà dovrebbero conservare o cambiare, poco importa, documentatamente e consapevolmente. E apertamente.
Cominciamo il nostro viaggio.
La popolazione
«…Alle tre del pomeriggio, a giugno, gli anziani e i bambini si mettevano a letto. Fuori la luce arroventava tutto. Le casalinghe, i pensionati in tuta acetata sopravvissuti all’altoforno, chinavano il capo asfissiati davanti al televisore…
…Donne coi polpacci gonfi e le chiappe ballonzolanti sotto il grembiule scendevano in cortile e sedevano all’ombra intorno ai tavoli di plastica. Giocavano a carte. Sventolavano i ventagli furiosamente e parlavano perlopiù di niente.
I mariti, se non erano al lavoro, non mettevano il naso fuori di casa. Se ne stavano svaccati a petto nudo a grondare sudore, cambiavano canale con il telecomando…
…I vecchietti si erano chetati. Uno dopo l’altro erano entrati a farsi prescrivere i medicinali che dovevano assumere ogni giorno. La pastiglia per il cuore, quella per la pressione, quella per tenere la glicemia sotto controllo. Uscendo, ciascuno aveva salutato piano, con un filo di voce, stringendo nella mano malferma la ricetta…»
La popolazione, che rimane al di sotto di quella del 1971 e del 1981, invecchia tant’è che il Comune di Piombino e quello di San Vincenzo hanno l’indice di vecchiaia più alto della provincia di Livorno, preceduti solo da Marciana. Aumentano le persone straniere provenienti dai paesi dell’est europeo e dal Nord Africa ed anche gli italiani provenienti dal meridione. L’aumento delle nascite è dovuto prevalentemente a questo tipo di popolazione.
L’età media si innalza sia per l’aumento della durata della vita sia perché i cittadini più giovani ed istruiti tendono ad emigrare verso altri territori con maggiori e migliori opportunità di lavoro.
La famiglia
«…Quando entrò in cucina, cosa inaudita, seduto al tavolo di cucina c’era…suo padre.
“Babbo!” esclamò Anna istintivamente.
A dire il vero, c’era aria di maretta. Sandra trafficava fra i mestoli con scatti rigidi e non si era neppure voltata a guardarla. Arturo, vedendo la figura riccia di sua figlia, si riscosse dall’imbarazzo e le spalancò le braccia.
Scattò la sigla del TgI. Per un istante Anna ebbe l’impressione che casa sua fosse una casa normale. C’era mamma, che finalmente la salutava con le presine in mano, pronta a scolare la pasta. C’era papà, latitante da tre giorni, che le sorrideva. E non c’era suo fratello, vabbé, ma era giusto: stava imprimendo a pezzi di acciaio rovente la forma lunga di una rotaia. La tavola apparecchiata con cura, le notizie scandite dalla voce di una bella signora…»
La famiglia tradizionale non esiste più. I componenti medi per famiglia in Val di Cornia arrivano ad essere 2,19, ma cifre più basse si hanno a Sassetta, Piombino e San Vincenzo.
L’immigrazione
«…Di colpo la porta dello studio si aprì e ne uscì un vecchietto con gli occhiali da sole, abbracciato a una signora bionda, diafana con un chiaro accento dell’est. Il vecchio sorrideva e la mostrava agli altri vecchi seduti a semicerchio nella sala.
“Oh” fece uno “ma lui non era sposato?”
Il vecchio non aveva fatto in tempo ad andarsene, che i rimasti cominciarono.
“Gli è morta la moglie saranno due anni.…”
“Ah, ho capito!”
…..
“Le bionde, de’, non sono mica come quest’altre di Piombino.….”
“Mancasse la mi’ moglie, facciamo le corna” si toccò i coglioni, “io una bionda me la piglierei!”
….
“Per forza. Le italiane vogliono esse’ portate a cena, al cinema, ma poi in casa non ti ci vengono mica, non te li lavano mica i calzini.”
“C’è da dire che le russe bevono, bevono parecchio.…”
L’immigrazione e la sua crescita continua sono evidenti. Elevato il numero dei minorenni su totale dei residenti stranieri (Sassetta 23,7%, Piombino 17,4%, Suvereto 17,1%, Campiglia M. 16,1%, San Vincenzo 15,6%). Vengono, considerando sia i comunitari che gli extracomunitari, prevalentemente da Romania, Albania, Ucraina, Marocco, Senegal, Perù, Moldavia, Germania, Polonia e Cina).
Il lavoro nelle grandi fabbriche
«…Non era più il mostro di trenta anni prima: ventimila dipendenti, una città. Avevano ridotto il personale, smantellato alcune ciminiere, e il mostro si era un po’ rinsecchito…
….Francesca e Anna allargarono gli occhi, perché due non bastavano a tenere insieme il mare di bunker, escavatori, ciminiere, gole, binari morti, rulli autotrasportatori. Il corpo batteva forte insieme ai metalli nei forni. Le barre, i blumi, le billette: insieme al cuore, le arterie, l’aorta. Era impossibile trovare un ordine, un senso. E loro avevano solo tredici anni…
…Era un po’ come stare dentro un acquario. La colata dell’altoforno laggiù infiammava il cielo, li infettava di nebbie e veleni, e ti sentivi liquefare. Sudavi, il cuore pulsava all’impazzata.
Di fronte , i resti di una ciminiera. Più in là, un capannone dismesso. E al centro in escavatore con il braccio toro e la pala rovesciata. Morti e roventi.…
…”Si tratta dei licenziamenti. I trecentocinquanta che abbiamo mandato a cassa integrazione non verranno riassunti, e dobbiamo licenziarne altri. La partecipazione russa sta ponendo delle condizioni molto pesanti. Hanno intenzione di diversificare i prodotti, di dislocare parte della produzione a Est, una parte considerevole devo dire…E noi non possiamo impedirlo…”»
Passare da oltre 10.240 occupati nelle tre grandi aziende siderurgiche a poco più di 2830 dal 1980 al 2012, e di questi circa 1700 contratti di solidarietà, non è roba da poco. Se si aggiunge che in Lucchini si va ad una utilizzazione degli impianti al 60 per cento delle potenzialità e così pure in Magona si capisce che siamo di fronte ad una situazione drammatica. Bagnoli e Cornigliano ormai da tempo uno chiuso e l’altro dimezzato, Taranto in gravi difficoltà, ma certo questo non consola. Eppure la siderurgia in Italia c’è e, a stare ai dati di Federacciai, la produzione di acciaio, ed anche di ghisa, aumenta.
(foto di Pino Bertelli)