Una strada verso il baratro lastricata di annunci
PIOMBINO 25 giugno 2019 — Paradossalmente l’ultimo comunicato stampa emesso dalla Regione Toscana in riferimento alla riunione tra Enrico Rossi, presidente della Regione, il direttore generale della Asl Toscana nord ovest Maria Letizia Casani, il direttore dell’assessorato Carlo Rinaldo Tomassini e il consigliere regionale Gianni Anselmi, per fare il punto sul futuro del punto nascita e più in generale di tutto l’ospedale di Piombino, dimostra l’inconsistenza delle tesi, sempre ottimistiche e tranquillizzanti, sostenute almeno dal 2012 ad oggi, da presidente e consigliere ed è la prova provata che ciò che era stato via via denunciato, ma sempre smentito non solo da loro ma anche da sindaci e assessori che si sono succeduti a Piombino e Campiglia, era la pura e semplice verità. In altre parole una condizione pessima dell’organizzazione sanitaria in Val di Cornia.
Nel comunicato si annuncia la formazione di una commissione che studierà, non solo il rilancio del punto nascita, ma anche il rafforzamento di una serie di settori come ortopedia, senologia, medicina, urologia, rete consultoriale, servizio trasfusionale, laboratorio, sia con nuove assunzioni che con l’acquisto di attrezzature e tecnologie.
Se c’è oggi bisogno di una commissione di studio vuol dire che almeno tutti quei servizi che si ritiene debbano essere potenziati o non ci sono o non danno le risposte necessarie per i cittadini, cosa che si può leggere ripetutamente negli articoli e nei comunicati pubblicati da Stile libero Idee dalla Val di Cornia dal luglio 2012 ad oggi, raccolti nella presente pubblicazione “Sanità piombinese: una strada verso il baratro lastricata di sollazzi e risa”.
Che poi si senta la necessità di questa commissione è testimonianza di un altro fallimento, quello dell’impalcatura istituzionale su cui si poggia la sanità toscana. Una messe di piani e programmi, una quantità infinita di comitati, spesso con la presenza di sindaci dei Comuni, una Società della salute, che dovrebbe rendere possibile il raccordo tra politiche sanitarie e politiche sociali, ma alla fine occorre una commissione regionale per risolvere problemi che avrebbero dovuto essere discussi in quei comitati e avere spazio in quei piani. Ma come si sa le costruzioni barocche di piani, programmi e comitati sono sempre servite per fabbricare carta, mai per affrontare problemi. Così come è puntualmente avvenuto anche in Val di Cornia.
Naturalmente ci sono responsabilità politiche evidenti che da un lato consistono nell’aver accettato da parte dei Comuni scelte di livello regionale che evidentemente trascuravano i problemi di questa zona e dall’altro nell’aver pedissequamente considerato buone ed interessanti decisioni dell’ azienda sanitaria nient’affatto buone ed interessanti. E la colpa maggiore consiste nell’essersi i Comuni fatti portavoce e propagandisti di soluzioni inesistenti, oltretutto in una situazione che dimostrava con evidenza il contrario.
Per non parlare poi dell’invenzione di progetti impossibili: ne fa fede, ad esempio, la declamazione della possibilità e utilità della costruzione di un nuovo ospedale a Riotorto che non ha mai trovato la minima condizione di realizzabilità ma che pur tuttavia ha costituito una di quelle narrazioni infelici che hanno segnato la storia della Val di Cornia negli ultimi quindici anni.