POLITICHE AZIENDALI E COMMERCIALI CHE HANNO PRODOTTO DANNI

Unicoop Tirreno: un passato oscurato, un futuro buio

PIOMBINO 17 gen­naio 2017 — Le notizie sul­la situ­azione di Uni­coop Tir­reno addo­lora­no, e non poco, i soci e soprat­tut­to i dipen­den­ti. Chi ha pas­sato tan­ti anni fuori e den­tro la coop­er­a­ti­va sa quan­to triste è con­statare una situ­azione che mai si sarebbe immag­i­na­ta. È vero, c’è la crisi, i con­su­mi non sono i soli­ti e in una situ­azione come quel­la che attra­ver­sa Piom­bi­no e la Val di Cor­nia sicu­ra­mente ciò può aver inciso sui risul­tati che oggi siamo costret­ti a denun­cia­re. Ma la doman­da è: «È ques­ta una gius­ti­fi­cazione? È l’esplosione di una situ­azione improvvisa, inim­mag­in­abile?». Forse inim­mag­in­abile sì ma improvvisa no di cer­to. Sono anni che vivi­amo in una situ­azione di gal­leg­gia­men­to. Cer­to ci sono fat­tori di mer­ca­to che pesano sui con­su­mi, ma questo vale per tut­ti; qui invece siamo in una situ­azione di stal­lo che ormai da anni ha prodot­to situ­azioni irre­versibili e ora dif­fi­cili da affrontare, sia eco­nomi­ca­mente che pro­fes­sion­al­mente. Per anni si sono pagate con­sulen­ze per rior­ga­niz­zazioni azien­dali e di polit­i­ca com­mer­ciale che non han­no prodot­to nul­la se non appe­san­tire ulte­ri­or­mente la situ­azione finanziaria. Per alcu­ni anni si è moti­va­ta la crisi con le politiche sbagli­ate, dif­fi­cile giu­di­care, fat­te in Cam­pa­nia o nel bas­so Lazio, ma per quan­ti anni abbi­amo dis­cus­so di bilan­ci che sareb­bero tor­nati in pareg­gio, per quan­ti anni abbi­amo cam­bi­a­to strate­gie com­mer­ciali sen­za far­ci cari­co dei mali che era­no e riman­gono anco­ra nell’ azien­da? Si può anche sbagliare, ma da quan­ti anni non abbi­amo una polit­i­ca com­mer­ciale in gra­do di stare den­tro il mer­ca­to con strate­gie inno­v­a­tive, per quan­ti anni abbi­amo favorito sprechi e non siamo rius­ci­ti a val­oriz­zare le pro­fes­sion­al­ità interne? Se c’è un dovere per chi dirige un’ azien­da così impor­tante è quel­la di prestare atten­zione alle pro­prie risorse umane a val­oriz­zarne le pro­fes­sion­al­ità e questo non per grazia rice­vu­ta ma per com­pe­ten­za e dedi­zione. Ques­ta era la polit­i­ca del­la Coop “La Pro­le­taria” e poi di Coop Toscana Lazio.
L’ Uni­coop Tir­reno rimane e ci auguri­amo torni ad essere anco­ra di più una grande realtà in Toscana e non solo, ma tut­to ciò non avviene per caso. Oggi si cam­bia direzione, non sta a noi giu­di­carne la valid­ità o meno, ma di una cosa dob­bi­amo essere con­vin­ti: i val­ori del­la coop­er­azione, del­la sol­i­da­ri­età e del­la dife­sa del con­suma­tore non si difendono solo con tagli e riduzione del per­son­ale; tut­to ciò va vis­to a fronte di una seria polit­i­ca indus­tri­ale che anco­ra sem­bra non sia chiara né defini­ta. Non bisogna aver pau­ra di dis­cutere anche su aspet­ti dif­fi­cili per il futuro dell’azienda, ma si può solo dis­cutere di fronte a fat­ti e pro­poste serie e respon­s­abili, non su procla­mi. Novità, da quel­lo che si può intuire, ce ne saran­no e forse dif­fi­cili da digerire, ma devono essere chiare e soprat­tut­to dare una seria prospet­ti­va di asset­to e rilan­cio dell’azienda. Per trop­po tem­po si sono favorite situ­azioni di como­do, pren­den­do persi­no i tem­pi di lavoro dei dipen­den­ti nei negozi: forse era gius­to, non si sa, ma quale è sta­to il risul­ta­to? È cam­bi­a­ta la moti­vazione dei dipen­den­ti, è aumen­ta­ta la pro­dut­tiv­ità? La sper­an­za è che chi  por­ta le respon­s­abil­ità fac­cia altre cose, mag­a­ri nel riforn­i­men­to ai negozi.
Cer­to i seg­nali non sono dei più feli­ci. I val­ori di sol­i­da­ri­età e coop­er­azione non sono recu­per­abili solo con qualche inizia­ti­va sociale o con un impeg­no nei pae­si del ter­zo mon­do; questo lo face­va anche chi  coop­er­azione, con­di­vi­sione e sol­i­da­ri­età non sape­va nem­meno cosa fos­sero. Oggi L’Unicoop ha deciso di man­dare via tut­ti gli stranieri che oper­a­vano all’esterno dei luoghi dove la coop­er­a­ti­va opera, vedi Salivoli, mag­a­ri guadag­nan­do due euro  aiu­tan­do i cli­en­ti a scari­care la spe­sa o mag­a­ri venden­do un pac­chet­to di faz­zo­let­ti o un accendi­no. La doman­da è cosa sta dietro certe scelte. Un prob­le­ma di deco­ro, di con­cor­ren­za? Forse era­no trop­pi? Forse i cli­en­ti si sono lamen­tati? È dif­fi­cile dare una rispos­ta o forse sarebbe trop­po pesante.

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