Utenti di urologia tra Pontedera e Livorno
PIOMBINO 6 aprile 2017 — Ci giungono notizie in merito a diversi interventi chirurgici urologici di pazienti della provincia di Livorno effettuati all’ospedale di Pontedera e fra questi ci sono abitanti della Val di Cornia, dell’isola d’Elba, di Cecina ed anche di Livorno. Non comprendiamo per quale motivo non siano stati operati a Livorno o nel caso, dove e quando possibile, nelle chirurgie degli ospedali territoriali di competenza della provincia. Peraltro in gran parte dei casi si è utilizzata la metodologia “open”, ossia a cielo aperto in regime di ricovero, non in laparoscopia. Al contrario, quando i medici pontederesi hanno ritenuto di intervenire in laparoscopia, i pazienti livornesi sono stati trasferiti a Pisa, nonostante a Livorno vi siano medici specializzati con un adeguato strumentario laparoscopico. Al momento la direzione dell’unità operativa di urologia di Pontedera è responsabile, con il sistema a scavalco, anche per l’area urologica livornese, ma al di là delle questioni tecniche e burocratiche, che andranno al più presto chiarite, sarebbe opportuno che i pazienti della provincia Livorno fossero operati “a casa loro”, visto che le strutture ci sono ed anche ben funzionanti, a detta di tecnici del settore. Il disagio per i pazienti e per i loro familiari che devono assisterli è notevole ed oneroso, soprattutto per coloro che provengono dall’isola d’Elba e dalla Val di Cornia, a fronte di un regime di ricovero più lungo per le operazioni “a cielo aperto”, che potrebbero essere effettuate, secondo autorevoli fonti mediche, in laparoscopia a Livorno con una degenza sicuramente molto più breve. Il capoluogo labronico è una città di notevole dimensioni, con un ospedale provinciale e con sedi territoriali a Portoferraio, Piombino e Cecina per un bacino d’utenza di oltre 330mila abitanti. Sarebbe comprensibile se da questa unità fossero trasferiti pazienti alla clinica universitaria di Pisa per questioni strettamente ed altamente specialistiche, ma non verso l’ospedale di Pontedera, con un numero di medici urologi inferiore rispetto all’unità operativa livornese e con tecnologie non certamente superiori. Sarebbe opportuno rileggere tutto il percorso della riorganizzazione del sistema sanitario toscano per capire questi strani fenomeni, non vorremmo che dietro a queste incentivazioni pontederesi si nascondesse qualche soluzione strumentale, che potrebbe penalizzare la già vituperata sanità livornese. L’auspico è che non si prefigga l’obbiettivo di creare a Livorno un’unità operativa semplice di urologia, perdendo definitivamente la direzione (il primariato) per fini poco virtuosi.
*Luigi Coppola è Segretario Provinciale UDC Livorno