Va sempre peggio ma ripetono lo stesso mantra
PIOMBINO 22 gennaio 2018 — Tanto non costa nulla e se poi non si avvera la responsabilità sarà sempre di qualche altro. E allora recitiamolo pure il vecchio mantra: Piombino torni al più presto a produrre acciaio. Questa volta è il Comitato di comprensorio della Val di Cornia della Confindustria Livorno-Massa Carrara che rivendica per questo «misure urgenti» dopo aver ascoltato il suo direttore Umberto Paoletti secondo il quale a Piombino il perdurare della crisi «sta causando effetti drammatici senza precedenti». Analisi ineccepibile peccato che le conclusioni siano le stesse ormai da molti anni dopo che gli stessi hanno dato credito a investitori inesperti e inconcludenti e a piani industriali non credibili fin dall’inizio (compreso quello delo 2008).
Poco importa che il presidente di Federacciai (Federazione delle Imprese Siderurgiche Italiane affiliata a Confindustria), Antonio Gozzi, abbia esplicitamente detto il 29 dicembre 2017 che «l’investitore algerino non è mai stato credibile. La situazione è difficile, ed è determinata dal fatto che non si è voluto prendere atto della realtà per perseguire un’ipotesi industriale comprensibile da un punto di vista romantico, ma inattuabile» e addirittura che «solo il treno rotaie ha mercato, mentre vergella e barre sono un settore sovraprodotto».
Meglio far finta di non sapere che anche il progetto di costruzione del nuovo forno elettrico e del nuovo treno rotaie commissionato da Aferpi a SMS Demag del 24 marzo 2016 è ormai definitivamente tramontato, dopo tante laudi innalzate al cielo, e continuare a ripetere il solito mantra «Piombino deve continuare a produrre acciaio». Poco importa che non lo produca più dal 24 aprile 2014, quando si dette ad intendere che tornare a produrre acciaio in due-tre anni con una tecnologia più avanzata ed ecosostenibile sarebbe stato una bazzecola.
Questa volta si aspettano i cinesi ma siccome la cosa non può che destare molti dubbi (sempre comunque in misura inferiore a quelli che dovrebbero davvero essere presenti) ecco che rispunta l’obbiettivo vero, quello che da anni viene davvero perseguito, la cassa integrazione possibilmente nella forma del cosiddetto ammortizzatore che garantisce le condizioni finanziarie del contratto di solidarietà ma senza il vincolo temporale di quel contratto. L’obbiettivo è già quello del prolungamento dell’ammortizzatore oltre il 31 dicembre 2018 per chi ce l’ha (i dipendenti Aferpi e Piombino Logistics) e per gli altri non si sa bene.
E così aspettando che Piombino torni a produrre acciaio aumentano le differenze sociali tra vari tipi di assistenza e tra chi l’assistenza pubblica ce l’ha e chi non ce l’ha.
Ma il tempo passa, la situazione peggiora ed anche le istituzioni pubbliche riescono solo a ripetere quel mantra diventato dogma ed a invocare la continuità con ciò che a suo tempo è stato definito una volta per tutte e non va toccato.
Non si è capito e non si vuole capire, insomma, che occorre un ripensamento complessivo e ripartire senza dogmi precostituiti. Se non si capisce che nuove strategie debbono essere libere di manifestarsi non sarà mai raggiunto il vero obbiettivo che non è il «Piombino deve produrre acciaio» ma piuttosto il lavoro soprattutto per i giovani.
E non si venga a raccontare che non esistono elaborazioni, idee e proposte. Basta volerle leggere e soprattutto aprirsi al confronto senza la supponenza che nel passato ha fatto scambiare un giordano nullatenente ed un algerino incompetente per salvatori della patria.
(Foto di Pino Bertelli)