Val di Cornia: dalla crisi non si esce da soli
PIOMBINO 11 giugno 2013 — Ma la crisi industriale della siderurgia locale riguarda solo il Comune di Piombino o anche i Comuni della Val di Cornia? Cosa si intende fare per la riconversione economica dell’intera Val di Cornia? È all’attenzione della Regione Toscana e dei Comuni della val di Cornia questo problema compresa l’utilizzazione di possibilità finanziarie laddove esistenti? E questo naturalmente per gli operatori pubblici e privati nel rispetto dei principi di concorrenza ed apertura del mercato?
La domanda è legittima perché si sta creando una situazione davvero curiosa e preoccupante.
È in discussione al Senato la conversione in legge del Decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43 con il quale l’area industriale di Piombino è riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. E lì sono stabiliti interventi che riguardano solo Piombino. Non è chiaro quali realmente saranno e quali finanziamenti realmente verranno ma in ogni caso riguardano solo questo comune.
Contemporaneamente il Ministero dello sviluppo economico ha emanato il decreto 31 gennaio 2013, sempre in attuazione dell’articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, che prevede le procedure per l’individuazione delle situazioni di crisi industriale complessa. La palla è in mano alla Regione che deve presentare al Ministero una istanza di riconoscimento di situazione di crisi industriale complessa nella quale devono essere evidenziati i territori interessati e la proposta dei contenuti del Progetto di riconversione industriale in ordine a riqualificazione produttiva e riconversione in attività alternative, risorse finanziarie attivabili e misure di politica attiva del lavoro. Deciderà poi il Ministero.
In realtà la Regione Toscana approvò qualche tempo fa una proposta al Ministero per l’accertamento dell’area del Polo produttivo siderurgico di Piombino e dell’area urbana di Livorno e Collesalvetti del Polo produttivo della componentistica automotive come aree in situazione di “crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale” ma è evidente che essa non ha le caratteristiche previste dal recente decreto ministeriale e dunque una simile istanza andrà ripresentata. E comunque anche lì non si dice quali comuni sono interessati.
Siccome la lamentela sulle risorse finanziarie che non ci sono e sulle responsabilità nazionali è diventata una costante della istituzioni locali alcune domande sono legittime:
- con il decreto legge in discussione in Parlamento ed i suoi contenuti la storia della riconversione dell’intera val di Cornia è finita?
- con il decreto legge in discussione in Parlamento ed i suoi contenuti è chiuso il problema dei limiti territoriali entro cui portare avanti iniziative di rilancio e riconversione economica?
- con il decreto legge in discussione in Parlamento è chiusa la possibilità di proporre un vero Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale?
- cosa intende fare la Regione Toscana?
- cosa intendono fare i Comuni della Val di Cornia?
Condivido ed aggiungerei che tutto questo è tardivo in considerazione che la crisi industriale della Lucchini era prevedibile sin dai primi anni 1990:
a)Azzeramento della Ricerca nelle tre aree/ Altoforno+Acciaieria+Laminazione, vecchi e nuovi impianti.
b)Prepensionamento di ca. 70 % del Personale, da n. 7100 ca.a n. 2500 ca. a carico dello stato, con conseguente perdita delle specifiche professionalità
c)Nonostante il fatto che la Lucchini abbia acquisito lo Stabilimento più strategico d’Italia ( Centralità, sbocco sul mare, vaste zone disponibili per la verticalizzazione
dei prodotti ecc.), nè il Governo, nè la Regione, nè i vari Sindacati Nazionali hanno richiesto ed ottenuto un piano di investimenti a fronte di nuovi prodotti, di impianti per produrre nuovi prodotti ecc.
d)Si è consentito alla Lucchini di investire le enormi potenzialità economiche che erano state risparmiate nell’accqiusizione/Dono, dello stabilimento di Piombino,
in Polonia,con il risultato entro breve di veder produrre un mix qualitativo e dimensionale equivalente a quello di Piombino, ma ad un costo inferiore soprattutto dovuto al minor costo della mano d’opera.
Semplificando e sintetizzando,ne consegue che il nostro Stabilimento è stato preso in carica come un vuoto a perdere. Eliminata la Ricerca, non si è provveduto neppure
alla verticalizzazione dei Prodotti ( Es. Vergella-Trafilerie-Funi di qualità ecc.).
Concetti espressi a Landini il 10 giugno, oltretutto evidenziando il fatto che il Sindacato in Italia non può agire come una sorta di Protezione Civile che interviene
a seguito di un terremoto per scavare e salvare il numero più alto possibile di vite umane.
Si potrebbe continuare elogiando la stampa locale supina a valorizzare la salita del nostro Sindaco Dr. Anselmi, sul tetto della Lucchini, anzichè prendere atto di una
iniziativa tardiva ed inutile.