Val di Cornia e Aferpi: la situazione si complica
PIOMBINO 1 dicembre 2015 — Sì, effettivamente l’incontro avvenuto il 30 novembre al Ministero dello sviluppo economico sui diversi problemi legati al polo siderurgico e allo stato degli impegni assunti da Aferpi e dalle istituzioni è stato più che deludente. Auspicato e preannunciato da tutti come un incontro decisivo, anche dopo gli avvicendamenti avvenuti a livello del management dell’industria e dopo il precedente incontro dell’ 8 ottobre, non può non aver deluso tutti, tant’è che lo sciopero di domani e la presenza dei rappresentanti nazionali delle organizzazioni sindacali sono più che giustificati.
Basta confrontare i contenuti del verbale d’incontro dell’ 8 ottobre.
A fronte dell’ annuncio di volumi produttivi importanti (60mila tonnellate a settembre, 56mila a ottobre, 79mila a novembre e 59mila a dicembre) ieri l’azienda ha solo dichiarato difficoltà nell’approvvigionamento del semiprodotti, un accordo con Jindal che non c’è ancora e due o tre mesi ulteriori prima dell’entrata in produzione dei laminatoi.
L’impegno di scegliere in modo conclusivo entro novembre le tecnologie migliori per il primo nuovo forno e per l’acciaieria è diventato la notifica che “terminata la fase analitica di studio delle diverse soluzioni tecnologiche offerte dai fornitori, di verifica ed allineamento delle proposte, dal 16 al 23 dicembre Aferpi si siederà al tavolo con le aziende impiantistiche selezionate per definire l’accordo in trattativa privata”.
Per il nuovo treno rotaie, il cui investimento era previsto nel gennaio 2016 nel cronoprogramma di quello che fu chiamato il piano industriale “a fine dicembre, sarà completata la fase di analisi delle proposte dei fornitori e sarà avviato analogo percorso per la scelta e per l’accordo”.
Ma a questo proposito il primo dicembre si aggiunge un elemento che non era mai stato affrontato dato che era ritenuto da tutti che Cevital avesse autonomamente disponibilità finanziarie sufficienti. Si tira in balla cioè la Banca Europea degli Investimenti con queste parole: “In parallelo con la parte tecnica relativa agli investimenti è stata avviata una collaborazione con il financial advisor Ernst&Young ed è stato avviato un tavolo con la Banca Europea per gli Investimenti per il finanziamento dell’operazione”. Situazione invero poco rassicurante.
L’ 8 ottobre furono pronunciate parole precise sulle demolizioni degli impianti: “Avvio della demolizione impianti a partire dalla fine di novembre 2015. Queste attività potranno impiegare, se tutte le autorizzazioni saranno rilasciate, almeno 200 lavoratori del bacino Lucchini oltre a numerose imprese esterne”.
Il 30 novembre cambia tutto e diventa: “Smantellamenti e smontaggi: si fa sempre più concreto il progetto per la rilocalizzazione in Brasile dell’altoforno, dell’acciaieria e di parte della cokeria; si stanno facendo approfonditi incontri tecnici per assegnare l’opera a ditte specializzate. Questo progetto ha grande valenza economico-finanziaria per Aferpi. Inoltre, a brevissima scadenza partiranno 12 progetti di smantellamento di impianti/strutture non rientranti nel progetto suddetto. Alcune di queste sono cantierabili a breve giro e lo saranno progressivamente secondo un calendario definito”.
Ma il problema è più complicato di quanto sia stato scritto sia l’uno che l’altro giorno perché l’attuazione della demolizione degli impianti ha a che fare con la prescrizione numero 84 della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) data a suo tempo a Lucchini ed ereditata da Aferpi che stabiliva che “in relazione ad un eventuale intervento di dismissione totale o parziale dell’impianto, il gestore dovrà predisporre e presentare all’ autorità competente un piano che dovrà essere comprensivo degli interventi necessari al ripristino e alla riqualificazione ambientale delle aree liberate. Nel progetto dovrà essere compreso un piano di indagine atto a caratterizzare la qualità dei suoli e delle acque sotterranee delle aree dismesse e a definire gli eventuali interventi di bonifica.…considerando inoltre che l’area dello stabilimento è all’interno di un Sin”.
Ma non solo
Nell’accordo di programma del 30 giugno è stato stabilito che entro 30 giorni dalla presentazione della comunicazione di subentro di Aferpi nelle responsabilità dell’ AIA, avvenuta il 30 luglio 2015, Aferpi avrebbe dovuto predisporre e trasmettere alla Regione Toscana o all’Ente competente il piano per la dismissione e smantellamento degli impianti cessati. È stato fatto tutto questo, preliminare alla partenza dei lavori di demolizione e/o smantellamento? Diffcile immaginarlo dato che né il Ministero dell’ ambiente né la Regione Toscana né il Comune di Piombino, responsabili in virtù dell’intreccio di responsabilità afferenti a diversi settori di competenza, hanno mai detto niente ufficialmente.
E proprio le dichiarazioni e le mancate dichiarazioni sono l’ultima riflessione alla quale ci porta la vicenda di questi ultimi giorni. La Regione, sempre loquace, ha taciuto almeno fino al momento in cui scriviamo (ore 16,10 del 1° dicembre 2015). Il sindaco di Piombino si è limitato a dire che il Comune monitorerà la situazione ed il rispetto degli accordi ripetendo, cioè, ciò che alla fine di ogni riunione dice da tempo. La sottosegretaria Silvia Velo ha tenuto a precisare che per quanto riguarda il lavoro del Ministero dell’Ambiente “l’azienda sta lavorando e rispettando tutti gli impegni previsti dal cronoprogramma dell’accordo. Il 9 dicembre, come previsto, andremo a valutare tecnicamente l’analisi di rischio delle aree per per poi proseguire con l’iter previsto dall’art. 252 bis del Codice dell’Ambiente e che porterà alla Conferenza dei Servizi”. In realtà l’impegno preso il 28 ottobre presso il Ministero dell’ ambiente prevedeva che entro il 20 novembre Aferpi avrebbe presentato una prima bozza dell’ Analisi di Rischio aggiornata, entro 10 giorni il Ministero avrebbe convocato un tavolo tecnico per l’analisi del documento e che nella prima decade di dicembre sarebbe stata convocata “la riunione di indirizzo e controllo sull’implementazione dell’ accordo di programma che terrà in considerazione il documento di Analisi di Rischio presentato ad esito delle osservazioni del tavolo tecnico. Nel medesimo contesto Aferpi si è impegnata a presentare il cronoprogramma di attuazione dei lavori e la documentazione relativa alle tecnologie di intervento”. Ma si è dimenticata anche che nell’ accordo di programma sta scritto che il progetto operativo di messa in sicurezza delle aree e il relativo piano finanziario, sono presentati, entro 120 giorni dalla stipula dell’accordo, al Ministero dell’ambiente, cioè entro la fine di dicembre. Cosa poco probabile dato che si sta parlando ancora dell’ analisi di rischio che è propedeutica all’elaborazione del progetto, secondo le procedure che su Stile libero abbiamo illustrato in un precedente articolo.
Troppe dichiarazioni, troppi silenzi e troppe contraddizioni.
(Foto di Pino Bertelli)
Per la complessità dei passaggi analizzati l’articolo è da ritenersi certamente esaustivo.