Vanguard e Aliaga, due novità per la Concordia
PIOMBINO 14 ottobre 2013 — Silvia Pieraccini, domenica 13 ottobre, sul “Sole 24 ore” e Sergio Rizzo, lunedì 14 sul “Corriere della Sera”, hanno, tra gli altri, dato conto delle possibili scelte della Costa che, in silenzio ma a grandi passi, si sta muovendo verso la scelta della destinazione per rottamare la Concordia. Ufficialmente non ci sono pronunciamenti e, anzi, la stessa Costa ha ribadito anche di recente che tutto è ancora da decidere. Ma i fatti, come bene hanno evidenziato i due giornalisti, stanno a dimostrare una ben precisa volontà. La società non pare per nulla convinta, nonostante i pressanti inviti di politici di regioni e appartenenze diverse, a indirizzarsi verso un porto italiano. Non appare, a questo punto, priva di significato la notizia circa lo studio della Fincantieri che, a metà settembre, sostenne l’inadeguatezza dei nostri porti per demolire il relitto. Al punto da dichiarare che neanche i propri cantieri di Palermo, adatti per il disinquinamento della nave, sarebbero stati in grado di procedere allo smantellamento finale. Per aggiungere addirittura che, per tale operazione, c’era bisogno di ricorrere ad “altri cantieri mediterranei specializzati in demolizioni navali e già individuati dai proprietari del relitto”.
Una indicazione che faceva a pugni con l’esigenza di non trasportare al traino in giro per il Mediterraneo una nave tanto malmessa. In verità però qualcosa si stava già muovendo in ben altre direzioni. Durante un incontro al Propeller club di Genova, nel mese di maggio, l’ingegner Franco Porcellacchia, responsabile per la Costa del recupero del relitto, aveva accennato ad un piano B per il trasporto della Concordia, ovvero all’uso di una nuova tecnologia per superare i rischi del traino. Nella sostanza una mega nave semisommergibile, denominata Vanguard, che una società olandese aveva fatto costruire del 2012 dai cantieri coreani della Hyundai. E di questo Vanguard, capace di prendere in groppa il relitto e trasportalo per lunghi tratti in sicurezza, accennò, il 13 settembre scorso, anche il capo della protezione civile Franco Gabrielli durante la sua audizione in commissione ambiente alla Camera.
Allora poco di sapeva dell’enorme struttura. Oggi, invece, il Vanguard è nelle prime pagine dei giornali e nelle home page dei siti Internet. E, alla descrizione delle sue caratteristiche, i giornalisti hanno fatto seguire le loro considerazioni su come, con la nuova nave, venisse di fatto superato il concetto della distanza dal Giglio. Forse il solo elemento utile a favorire la candidatura del pur incompleto porto di Piombino ed anche di quello di Civitavecchia. La considerazione comune dei cronisti suonava infatti più o meno così: “Non si possono spendere 30 milioni di dollari per avere il Vanguard se si pensa di trasferire la nave in un porto vicino facilmente e più economicamente raggiungibile con il traino di alcuni rimorchiatori.
Il passo successivo è stato conseguente come è stata scontata la riflessione: “Se si può andare lontano, dove, allora, la Costa ha intenzione di trasferire il relitto?” Ed ecco che da più parti è spuntato il nome di Aliaga, una cittadina che conta poco meno di 60 mila abitanti, si estende lungo un golfo sul Mediterraneo a 50 chilometri da Izmir, cioè da Smirne, in Turchia.
Perché proprio lì? Bastano due clic nei siti e si capisce subito. Aliaga vive della rottamazione delle navi, ha un immenso cantiere attrezzato che riesce a smantellare i relitti con costi sicuramente inferiori a quelli praticati in altri porti. Sottovoce si potrebbe anche dire che i controlli sull’ambiente, sui livelli di sicurezza, sulle tutele sindacali sono magari un bel po’ più lenti di quelli italiani. E questi non sono particolari insignificanti quando i costi per la demolizione arrivano ai 500 milioni di euro.
Ma c’è anche di più. Non è difficile trovare a Aliaga qualche stretto parente della Concordia. Per esempio la Costa Allegra che l’armatore ha consegnato ai turchi per la rottamazione dopo l’incendio che seriamente la danneggiò nel febbraio 2012 mentre navigava verso le Seychelles.
Che significa tutto questo? Nulla nel momento in cui la stessa Costa dice che nessuna scelta per il porto finale è stata effettuata. O forse molto in vista di un pronunciamento che non può essere lontano.