Variante Aferpi, il connubio industria, voti e turismo

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pervenuta in redazione

LIVORNO 24 otto­bre 2016 — Se il 28 otto­bre il Comune di Piom­bi­no deciderà di mod­i­fi­care il rego­la­men­to urban­is­ti­co (RU) e trasfor­mare la des­ti­nazione d’u­so del Quaglio­dro­mo, sec­on­do noi com­met­terà un grave errore a dan­no del­la col­let­tiv­ità. Usci­amo dal­la log­i­ca che non ci siano alter­na­tive, le alter­na­tive si pos­sono costru­ire e soprat­tut­to non si può rin­un­cia­re ad una parte di ter­ri­to­rio che riveste una ril­e­vante valen­za pub­bli­ca per venire incon­tro ad una azien­da che deve anco­ra dimostrare in con­cre­to di vol­ere, ma soprat­tut­to di pot­er inve­stire; sarebbe come con­ced­er­le sostanzial­mente una cam­biale in bian­co. AFERPI ha già potu­to con­tare su ampie “agevolazioni”, aven­do politi­ca­mente fat­to in modo che il suo prog­et­to non venisse sot­to­pos­to a pro­ce­du­ra di V.I.A., nonos­tante si trat­tasse di un nuo­vo impianto. Soprat­tut­to tro­vi­amo dis­ar­mante la scelta di sac­ri­fi­care un ter­ri­to­rio con carat­ter­is­tiche di nat­u­ral­ità non sec­on­darie ma com­ple­men­tari alle con­tigue aree pro­tette (Orti-Bot­tagone e Ster­pa­ia) e già indi­vid­u­ate dal­l’at­tuale piani­fi­cazione comu­nale come “invari­anti strut­turali” per due ambiti: quel­lo flu­viale e la porzione rica­dente nel­l’area con­tigua del­la Ris­er­va Regionale Orti-Bot­tagone. Inoltre, sem­pre nel vigente rego­la­men­to, nelle zone clas­sifi­cate come E3 si vieta espres­sa­mente la pos­si­bil­ità di real­iz­zare linee aeree per il trasporto ener­geti­co. Per­tan­to l’Am­min­is­trazione per con­cedere questo dovrà vari­are il piano vigente facen­do un pas­so indi­etro sul pro­fi­lo ambi­en­tale e pae­sag­gis­ti­co. Si legge nel prog­et­to che nel­la zona del Quaglio­dro­mo insis­ter­an­no solo le infra­strut­ture per la via­bil­ità inter­na (stra­da e fer­rovia), ma si com­prende (la stes­sa azien­da lo con­fer­ma) come per far questo si dovrà alzare il piano di cam­pagna al liv­el­lo del­l’at­tuale piano di occu­pazione delle aree indus­tri­ali, ovvero tombare com­ple­ta­mente un’area che riveste una strate­gi­ca fun­zione di cas­sa di espan­sione, alteran­do l’at­tuale equi­lib­rio idrauli­co. Il mate­ri­ale adop­er­a­to per tale oper­azione prover­rà dagli scavi delle fon­dazioni dei nuovi capan­noni e per­tan­to con ris­chio che sia ter­reno tut­t’al­tro che otti­male, por­tan­do a can­cel­lare una zona impor­tante per la sos­ta e l’al­i­men­tazione del­l’av­i­fau­na del­la vic­i­na Ris­er­va Orti-Bot­tagone. Si ricor­da che in tem­pi non sospet­ti, cir­ca alla metà degli anni 80, un movi­men­to popo­lare di liberi cit­ta­di­ni ed asso­ci­azioni, tra cui il WWF Piom­bi­no, riuscì con un ref­er­en­dum ad impedire il rad­doppio e la ricon­ver­sione a car­bone del­la cen­trale Enel, che avrebbe des­ti­na­to il pad­ule del Bot­tagone a luo­go di stoccag­gio dei car­bonili ed il pad­ule degli Orti ad un impianto di pis­ci­coltura. Risul­ta­to di quel­l’im­por­tante e bel­lis­si­mo momen­to di democrazia parte­ci­pa­ta fu la nasci­ta e la tutela del­la Ris­er­va Orti-Bot­tagone, oggi impor­tante zona Ram­sar.
Anche nelle ultime dichiarazioni del PD locale si con­tin­ua a par­lare di “…equi­lib­rio tra ambiente,turismo,industria ed attiv­ità vena­to­ria. Tut­tavia tale scelta (sul Quaglio­dro­mo) dovrà essere com­pi­u­ta pri­ma di tut­to nel­l’as­so­lu­to rispet­to del­l’am­bi­ente (…) sal­va­guardan­do la vocazione tur­is­ti­co ricetti­va di quelle zone…”.
Quali sono i palet­ti che avreb­bero volu­to met­tere? Qualche bar­ri­era verde rin­sec­chi­ta che qual­cuno ben presto si dimen­ticherà di annaf­fi­are? I palet­ti andreb­bero mes­si pri­ma, ovvero non con­cedere con leg­gerez­za nuo­vo ter­reno, anche per­ché il ris­chio è che l’azien­da dis­tol­ga l’at­ten­zione da quelle aree (di sua pro­pri­età) che devono essere boni­fi­cate e messe in sicurez­za per non las­cia­re alle gen­er­azioni future aree piene di veleni. Non scor­diamo­ci tutte le aree abu­sive che si trovano fuori dal ter­ri­to­rio di per­ti­nen­za AFERPI, ma che una vol­ta boni­fi­cate sareb­bero da recu­per­are sen­za togliere nuovi spazi alla col­let­tiv­ità. Si met­tono a tacere even­tu­ali polemiche con il mon­do vena­to­rio, conce­den­dogli nuo­vo ter­reno, aumen­tan­do così l’oc­cu­pazione di suo­lo libero, in bar­ba a chi andrà al mare cir­conda­to da indus­tria e fucilate! Così si crea il con­nu­bio indus­tria, voti e tur­is­mo!
Infine la S.S. 398: si giu­di­ca il vec­chio prog­et­to come trop­po cos­toso e a ris­chio inter­feren­za con l’even­tuale svilup­po del­l’aerea agroin­dus­tri­ale di AFERPI? Anche qui si cede in anticipo a richi­este, meritevoli di atten­zione, di un piano indus­tri­ale che non c’è e ancor meno le risorse eco­nomiche. Forse si lavo­ra sul­la fidu­cia e la sper­an­za in momen­ti di crisi non è mai abbas­tan­za, ma se da qui a qualche mese le carte in tavola cam­bi­assero? Chi resti­tuirebbe alla fruizione pub­bli­ca tali zone cedute all’in­dus­tria?

WWF Livorno

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