Velo scrive a Rossi, Rossi scrive a Calenda
PIOMBINO 7 dicembre 2017 — Il piano Aferpi non esiste più e fanno bene coloro che, finalmente, chiedono di liberare Piombino dal vincolo imposto da quel piano sul porto e sulla città. Sono stati persi anni preziosi ed è stato speso tanto denaro pubblico senza dare avvio a nessuna iniziativa per creare occupazione. Molti lavoratori dell’indotto hanno perso lavoro e salari e quelli ex Lucchini ricevono stipendi solo grazie agli ammortizzatori sociali.
Ci auguriamo che tutte le istituzioni prendano seriamente atto di questo fallimento e s’impegnino da subito nella definizione di una nuova strategia per uscire dalla crisi. Lo abbiamo detto più volte: a fallire non è stato solo l’imprenditore Rebrab, ma l’insieme dello Stato. A Piombino da oltre 10 anni si parla di bonifiche, gran parte delle quali riguardano terreni pubblici, ma nessun intervento (nessuno) è stato fatto.
La sottosegretaria all’ambiente Velo scrive a Rossi per chiedere a che punto sono le gare per la spesa dei 50 milioni stanziati dal Ministero. Tralasciamo lo scaricabarile al quale ci hanno abituato da tempo, e tralasciamo anche il fatto che la sottosegretaria non chiede conto al Comune delle somme stanziate da anni dal Ministero per la bonifica di Città Futura e della discarica di Poggio ai venti, mai fatte. Ci chiediamo se a nessuno viene in mente di ricordare che con 50 milioni non sarà possibile fare una seria bonifica del SIN (oltre 900 ettari) e rendere disponibili terreni per nuove attività. Servono ben altre risorse che lo Stato non mette in gioco. Le bonifiche sono urgenti e offrono subito lavoro. Da qui bisogna partire.
Da decenni tutti sostengono che la SS398 è opera strategica per il porto e per l’industria, ma la strada è ferma a Montegemoli dal 2004. Da allora non è stato aggiunto un metro. Anziché impegnarsi per realizzare poco più di 5 chilometri di strada, Comune, Regione e Governo hanno deciso di realizzare solo un primo lotto fino al Gagno (ma ancora tutto è fermo), rinviando a tempi indefiniti il prolungamento della strada fino a Poggio Batteria. Se lo Stato vuole aiutare Piombino ad uscire dalla crisi finanzi tutta l’opera e apra subito i cantieri, come fece nel 2013 quando decise di spendere centinaia di milioni per accogliere la Concordia nel porto di Piombino, che non è mai arrivata. Quel porto peraltro non è finito è richiede ora altre risorse per essere davvero agibile.
E infine la siderurgia. Lo abbiamo già detto. L’acciaio è un prodotto strategico e se l’Italia (secondo produttore europeo) riesce a mantenere una sua capacità produttiva questo è un bene per l’economia. Piombino può senz’altro contribuire, ma è giunto il momento di dire con chiarezza che la siderurgia dovrà riorganizzarsi a nord, liberando le aree degli impianti a caldo dismessi (altoforno, cokeria, ecc.). Qui ci sono grandi opportunità, sia per la città che per il porto. Si tolgano di mezzo le previsioni del piano Aferpi (agroindustria e logistica portuale) e si metta mano subito ad un progetto di rigenerazione urbanistica di quelle aree, demolendo ciò che va demolito, utilizzando subito ciò che può essere recuperato, valorizzando le testimonianze storico-culturali. Sono tutte attività che possono offrire subito occupazione ai lavoratori della siderurgia e dell’indotto.
Invece di inviarsi lettere, le istituzioni si trovino a Piombino, intorno ad un tavolo con tutte le componenti sociali della città e del territorio della Val di Cornia, per dare avvio ad un serio piano di sviluppo locale di cui la rigenerazione delle aree del SIN e il completamento delle infrastrutture rappresentano una priorità e una indubbia opportunità.
Liste civiche della Val di Cornia:
Un’Altra Piombino
Comune dei Cittadini
Assemblea Sanvincenzina
Assemblea popolare Suvereto