Vendono il BIC, e che sarà mai!?
PIOMBINO 18 marzo 2017 — Sviluppo Toscana, società interamente posseduta dalla Regione Toscana, ha messo in vendita il Bic di Venturina, e che sarà mai!?
Il Bic è stato suddiviso in cinque parti (il prezzo di stima complessivo è di 6.965.000 euro e quello di ogni lotto varia da 3.440.000 euro del Palazzo servizi a 810.000 euro del singolo incubatore) ed ognuna può essere acquistata separatamente, e che sarà mai!?
In questo modo si perdono una sala convegni predisposta per la traduzione simultanea, come non ne esistono altre in Val di Cornia, aule multimediali, moduli adatti per ospitare imprese, parcheggi e quant’altro, e che sarà mai!?
È evidente che, pur essendo la Val di Cornia tra le aree di crisi industriale complessa è sicuramente messa peggio di Massa e Carrara e Livorno, a nessuno interessa conservare e far funzionare una struttura pubblica la cui vocazione è proprio quella di essere al servizio di processi di reindustrializzazione.
Per questi è sufficiente annunciare il sogno inattuabile di 650 nuovi posti di lavoro, “dati stimati al ribasso perché riguardano solo l’area di Piombino senza considerare gli altri Comuni della Val di Cornia”, come hanno fatto recentemente gli amministratori di Piombino, tutto il resto è noia.
E così non è certo un problema se il Bic viene venduto, anzi. Del resto perché scervellarsi per vedere se può aiutare questo maledetto processo di reindustrializzazione che non decolla, meglio chiudere gli occhi e venderlo. E poi cosa vuoi che sia una sala convegni attrezzata e aule multimediali, se ne può fare anche a meno.
Del resto di strutture di incubazione di imprese e di startup ce ne sono già altre vicine, anche più vicine di quello di Massa che gestisce Sviluppo Toscana: c’è il Polo tecnologico di Cecina, il Centro Ricerca e Formazione sull’Innovazione Tecnologica e il Trasferimento della Tecnologia di Pontedera, il Polo tecnologico di Navacchio, tutti accreditati, e poi quelli di Grosseto, Scarlino e Massa Marittima non accreditati. Naturalmente tutti pubblici e in zone sicuramente con problemi meno impellenti dal punto di vista dell’occupazione e dello sviluppo economico. E dunque del Bic di venturina se ne può fare a meno.
In realtà la ragione della vendita è molto più banale.
La Regione Toscana nel novembre del 2015 dettò a Sviluppo Toscana l’indirizzo di predisporre un piano di valorizzazione del patrimonio immobiliare della società, anche mediante forme di alienazione, che generasse una consistente riduzione dei costi fissi di gestione ed un risparmio nelle spese generali della società utilizzabile per garantire la copertura degli oneri legati al costo del personale. A questo scopo Sviluppo Toscana, autorizzata dalla Regione nel febbraio 2017, ha indetto la gara per la vendita del Bic di Venturina. Nient’altro.
Risparmio nelle spese generali della società utilizzabile per garantire la copertura degli oneri legati al costo del personale: beh l’occasione è davvero ghiotta visto che nessuna delle istituzioni locali né si è occupata della cosa in precedenza né protesta minimamente o sommessamente oggi.
E se il 10 aprile, quando in sede pubblica potrà essere presentata l’ultima offerta, se la vendita non potrà avvenire per mancanza di offerte o altre cause, cosa faranno i Comuni, e segnatamente il Comune di Campiglia, visto che non hanno in precedenza richiesto la vendita in loro favore per motivi di interesse pubblico? Lasceranno cadere la cosa o attiveranno con la Regione una trattativa privata per l’acquisto?
La cosa è tutta così fuori senso che sorge un’altra piccola riflessione.
Il Bic di Venturina fu creato per sostenere lo startup di microimprese high-tech con particolare attenzione alle biotecnologie ed allo sviluppo di tecnologie e servizi nel settore agroindustriale. Sì agroindustriale, appunto. Forse qualcuno ha ritenuto che in questo campo bastasse la promessa di Issad Rebrab di realizzare un polo agroalimentare.
Questo é tutto, e che sarà mai!?