Vero e falso sul “disturbo odorigeno” della discarica
PIOMBINO 8 marzo 2019 — In un recente articolo la SpA RIMateria, ormai controllata al 60% da soci privati, ha commentato i risultati delle indagini svolte da ARPAT sulla qualità dell’aria vicino alla discarica.
Presentando i dati di ARPAT, che attestano in modo incontrovertibile il disturbo odorigeno, RIMateria cerca di non far emergere le evidenti criticità e dice addirittura che il miglioramento dei dati rilevati a gennaio è dovuto ai lavori effettuati sul sistema impiantistico della discarica.
Dal momento che i dati ARPAT non evidenziano in realtà alcun “miglioramento” e che né la ASL né il Comune hanno comunicato alla cittadinanza una loro valutazione sui dati stessi, ci siamo decisi a comunicare la nostra.
Ricordiamo che sono state rilevate unicamente le concentrazioni di acido solfidrico (gas velenoso che costituisce solo una piccola percentuale del biogas sprigionato dalla discarica) da un’unica centralina di controllo posta a circa 700 metri a Nord-Ovest dalla discarica, centralina che è stata in funzione dal 26 agosto 2018 al 27 gennaio 2019 e che oggi non è più presente.
RIMateria evidenzia che nel mese di dicembre la soglia del disturbo odorigeno sia stata superata nel 12,4% delle ore. In realtà, andando ad esaminare le rilevazioni di ARPAT si scopre che tale percentuale non si riferisce solo al mese di dicembre, ma si rileva già a partire dal 12 novembre.
Se poi invece di prendere come riferimento le ore, come fa RIMateria, prendiamo a riferimento i giorni, scopriamo che nel periodo preso in esame il 12,4% delle ore corrispondono a circa 6 giorni su 10.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità attesta per l’acido solfidrico la presenza di “disturbo odorigeno” quando esso raggiunge una concentrazione di 7 microgrammi/metro cubo per un periodo di mezz’ora. Nel nostro caso le rilevazioni ARPAT mostrano che questa soglia è stata ampiamente superata sia come valore che come tempo di esposizione. In quel periodo per 6 giorni su 10 il valore limite è stato superato:
- per una media di circa 5 ore al giorno
- con una valore medio pari a quasi il doppio del limite ammesso.
Parlare di “medie” non rende comunque giustizia al forte disagio subito dagli abitanti della zona: se un giorno il limite è stato superato per un’ora soltanto, un altro (come il 15 novembre 2018) è stato superato per ben 9 ore consecutive. Il dato massimo registrato è stato di 34,49 microgrammi/metro cubo, anche se per una sola ora ed un solo giorno.
A settembre-ottobre gli abitanti della zona hanno comunque subito un disturbo odorigeno per circa 2 giorni su 10 per una media di circa 3 ore al giorno.
Se esaminiamo i dati di gennaio 2019, prendendo come riferimento i giorni, non risulta in realtà alcun miglioramento della situazione: per circa 4 giorni su 10 i cittadini hanno subito disturbo odorigeno, una percentuale di giorni più alta del periodo settembre – ottobre 2018.
Un esempio per tutti: il 23 gennaio c’è stato disturbo odorigeno per 4 ore, raggiungendo addirittura il valore di 22,3 microgrammi/metro cubo.
Il disturbo odorigeno è comunque responsabile di effetti quali disturbi del sonno, mal di testa, perdita di appetito e disturbi gastrici. Tali effetti, come affermato dall’Associazione Nazionale dei Consulenti e dei Responsabili della Sicurezza sul lavoro, “si possono avere anche quando un residuo odoroso è presente in concentrazioni molto più basse di quelle capaci di causare danni alla salute o effetti sull’ambiente”. Esso inoltre, oltre a peggiorare drasticamente la qualità della vita delle persone, penalizza fortemente le attività economiche.
Siamo assolutamente convinti che questa situazione sia molto preoccupante e non più sopportabile.
Consideriamo inoltre che questi dati sono stati rilevati nonostante a gennaio il conferimento dei rifiuti fosse stato quasi sospeso, essendo la vecchia discarica ormai esaurita e non ancora pervenuto il permesso per coltivare il cosiddetto “cono rovescio”. A gennaio la discarica esaurita era ancora scoperta per circa il 50% : da qui si sprigiona il biogas e continuerà a sprigionarsi finché non verrà completata la copertura (cosa prevista fra circa un anno e mezzo).
Inoltre i motori per il recupero energetico, a differenza di quanto sbandierato dai giornali, ad oggi non sono ancora funzionanti, come ha ammesso nell’assemblea periodica di lunedì 4 marzo la stessa RIMateria.
Visti questi dati riteniamo assolutamente necessario dotarsi subito di un sistema di centraline esterne alla discarica, pagate dall’azienda ma sotto il controllo diretto di ARPAT, che rilevino la presenza di vari composti inquinanti (metano, acido solfidrico, polveri sottili, ammoniaca, ecc). Perché il monitoraggio sia completo e significativo è necessario che le centraline siano almeno tre, in modo che i rilievi siano fatti in quadranti diversi.
Riteniamo altresì doveroso che vengano stabiliti dagli organi statali di controllo della discarica e dal Comune dei limiti da non superare per ciascuno dei composti inquinanti rilevati. In caso di superamento, chiediamo che l’ASL intervenga per imporre ai gestori della discarica di intervenire immediatamente per riportare la situazione entro valori accettabili. Stabilire questi limiti potrà consentire ad ogni cittadino di pretendere la tutela della propria salute e porterà l’azienda ad operare senza danneggiare ulteriormente le altre attività economiche presenti in zona (ristorazione, diportismo, ecc.).
Cogliamo l’occasione per rivolgere alcune domande all’ASL:
- il protrarsi di questa situazione quali conseguenze avrà sugli abitanti della zona?
- come valuta i dati forniti da ARPAT?
- visti i valori di acido solfidrico rilevati a 700 metri dalla discarica, quali valori è ragionevole supporre che vengano raggiunti presso le abitazioni di Colmata (che si trovano ad appena 150 metri) o nell’aria che respirano i lavoratori di RIMateria?
- quali altri componenti del biogas potrebbero provocare danni e a quali soglie?
- quali componenti possono provocare arrossamento agli occhi e irritazioni alle prime vie respiratorie, sintomi lamentati in più occasioni da vari abitanti della zona?
- perché non effettuare un’indagine epidemiologica sui danni eventualmente subiti dalla popolazione dei centri abitati di Colmata, Fiorentina, Gagno, dato che questi vivono da molti anni vicini a una discarica condotta in modo difforme a quanto stabilito per legge?
Per finire, ribadiamo che stiamo ancora aspettando i carotaggi: solo questi potranno stabilire se e quali rifiuti pericolosi sono finiti in una discarica per rifiuti non pericolosi, situata per di più in una zona tanto vicina al centro abitato.
Comitato di Salute Pubblica Piombino-Val di Cornia