Via Amendola: dal Comune tesi costose e fantasiose
PIOMBINO 13 maggio 2014 — I chiarimenti tramite il comunicato dell’amministrazione comunale sulla vicenda di Via Amendola sono una interpretazione fantasiosa, tendente a ribaltare totalmente la realtà. Ricordiamo che il percorso relativo al bando di gara fino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato è stato costellato da una serie di inspiegabili infortuni: 1) un’offerta, proprio quella vincitrice, a quanto sembra presentata fuori tempo limite e non rilevata dagli altri soggetti partecipanti, tutt’ora oggetto di interesse della Procura; 2) uscite di scena dei vincitori della gara per oggettive difficoltà economiche e subentro di altri; 3) precise osservazioni negative da parte della Sovrintendenza di Pisa sul progetto approvato, che non sono state assolutamente indolore per l’amministrazione comunale; 4) questioni inerenti il mancato rispetto durante la costruzione del plesso di alcuni punti della convenzione fra amministrazione comunale e soggetto privato. Nonostante ciò, si accusa in modo sconclusionato ed alquanto grottesco il sottoscritto di avere posizioni, per non dire volutamente interessi, tese a difendere il privato che ha cercato di speculare sui beni di proprietà comunale. Sinceramente non comprendo cosa ciò significhi, visto che agli atti del Consiglio Comunale vi sono le mie 4 interpellanze in merito, nonché precise dichiarazioni, che fanno riferimento alla mia contrarietà al progetto iniziale. Infatti, ho sempre sostenuto, a torto o ragione, quell’intervento estremamente invasivo sotto il profilo ambientale e commercialmente insostenibile, come più volte ho affermato anche sugli organi d’informazione, subendo repliche pesantissime da parte dell’amministrazione. Oltretutto, dopo il pronunciamento del TAR, che imponeva un risarcimento di € 35.000 a favore del privato ricorrente, consigliai in seduta consiliare di evitare il ricorso al Consiglio di Stato, in quanto era prevedibile una conferma della sentenza con possibile aggravio sanzionatorio. Al contrario, invece, l’amministrazione ha proceduto con il ricorso, sentendosi in obbligo di difendere, a torto e con sommaria conoscenza delle norme, le proprie ragioni, ed ora dovrà pagare il doppio di risarcimento, ossia quasi 70.000 euro: pertanto, è evidente chi abbia tentato, purtroppo senza successo per responsabilità altrui, di fare in modo inequivocabile gli interessi dei cittadini. A fronte di ciò, rimando le accuse provocatorie del comunicato al mittente, che peraltro non si qualifica individualmente con responsabilità personali, ma genericamente sotto le vesti di amministrazione comunale. Ricordo, che allo stato attuale, in qualità di consigliere comunale uscente, ricopre anche il sottoscritto il ruolo di amministratore comunale, pertanto, visto che non sono solito attaccarmi da solo, vorrei capire chi sia stato l’artefice del comunicato in questione con un nome ed un cognome. Comprendo che vi sia difficoltà a metterci la faccia, in effetti, quando si fanno dichiarazioni poco plausibili, volendo interpretare le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato come una legittimazione di una speculazione ai danni dei cittadini, non è semplice prendersene la responsabilità. Alla fine del comunicato si fa riferimento alla continuazione della vicenda processuale, il che suona poco chiaro, visto che le sentenze del Consiglio di Stato sono ricorribili per Cassazione solo per motivi attinenti alla giurisdizione, che in questo caso non sembrano esserci. Se poi si intende ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, allora questa è “tutta un’altra storia”, ridicola, ma “tutta un’altra storia”.
Luigi Coppola (SVOLTA POPOLARE Piombino per tutti)