Vicenda Asiu: la commissione dice: “Tutto ok”
PIOMBINO 26 luglio 2017 – Tutto bene madama la marchesa. Un’oretta di serena discussione nella quale spesso anche ciò che, per esplicita ammissione, è risultato “unico” nella vita dell’Asiu è passato per poco più di una banale e normale routine quotidiana di una Spa uguale a tante altre, poco importando se l’azienda piombinese era completamente a capitale pubblico e aveva quindi obblighi non verso soci privati ma verso una collettività che la osservava, la giudicava e contribuiva al suo mantenimento pagando le bollette.
In Comune a Piombino la vicenda “Asiu-finanziamenti-mutui-azioni della banca popolare di Vicenza” ha tenuto banco nella seconda commissione convocata dal presidente Marco Mosci alla presenza di Barbara Del Seppia, attuale liquidatrice di Asiu, e di Claudia Carnesecchi, responsabile amministrativo prima di Asiu e oggi di Rimateria.
Nella sostanza un’informativa in presa diretta per superare o se volete affiancare, spiegare, chiarire quel che la stampa ha reso pubblico in modo “un po’ romanzato” come ha detto la Del Seppia. Nel caso di Stile libero possiamo dire che raramente c’è capitato di vedere confermate, da fonte primaria, anche le virgole di quel che abbiamo scritto in precedenti articoli. Puntuale ovviamente la riaffermata notizia sui due finanziamenti semestrali ottenuti nel 2012 e nel 2014 dalla Banca popolare di Vicenza per poter pagare una volta le tredicesime di dicembre e un’altra le quattordicesime di giugno. Due concessioni perfezionate, come è noto, dalla contemporanea partecipazione al capitale della banca con due distinti pacchetti da un migliaio di quote ciascuno. Per un totale di 131mila 270 euro finiti nel cestino col bilancio 2016.
Ribaditi anche due concetti che la Del Seppia aveva chiarito già in una precedente nota e cioè che l’Asiu, prima di arrivare alla banca veneta ‚aveva invano cercato da altri istituti e che, senza sottoscrivere le azioni, anche la Popolare avrebbe risposto picche. Una situazione non certo idilliaca per la Spa dei rifiuti la quale, oltre ad impegnarsi in una operazione assai lontana dai propri compiti, si assumeva rischi fondati non tanto nel 2012, quando ancora la banca appariva la più solida del solido nordest, ma soprattutto nel 2014 quando invece la Popolare chiudeva un bilancio disastroso con 785 milioni di perdite e con prospettive già poco rosee.
In una situazione del genere era opportuno, come molte forze politiche hanno evidenziato, rendere nota ai Comuni soci un’attività insolita, rischiosa e soprattutto tale da chiarire che l’Asiu non era quel modello di efficienza che veniva descritto e che le sua situazione economica era già molto, molto precaria. Mai una volta, mai un solo consiglio comunale ha potuto discutere di un problema del genere. Serio e indubbiamente importante.
La risposta che al riguardo ha fornito in commissione la liquidatrice Del Seppia è apparsa decisamente troppo tecnica e chiaramente (forse non era il suo compito) molto poco politica. La dottoressa ha infatti sottolineato che “non c’era nessun obbligo, che la cosa non era necessaria e che il consiglio di amministrazione nel 2012 e l’amministratore unico nel 2014 avevano deleghe che consentivano loro di agire in operazioni del genere”. Formalmente vero. Lo ha confermato anche il parere affidato nel 2016 ad un consulente che non ha rilevato addebiti specifici per gli amministratori. Ma sul piano politico e su quello della banale spicciola democrazia, quel silenzio non si può giustificare. Non lo vogliamo interpretare ma di certo non si allinea con le tanto sbandierate esigenze di trasparenza. Non ci pare regga neanche la giustificazione di una conoscenza che i Comuni avrebbero comunque avuto al momento dell’approvazione dei bilanci consuntivi, ovvero a cose fatte.
Ma c’è anche di più. Siamo in presenza di un’azienda che è costretta a ricorrere alle banche per gli stipendi, che navigava a vista già nel 2012 se non prima, che è in mezzo a difficoltà continue (tra le altre è stata citata la Lucchini che non pagava per i servizi resi e i Comuni che al momento della passaggio degli incassi delle bollette agli enti locali, avevano difficoltà a rispettare le scadenze per i versamenti dei corrispettivi dovuti), che ha bilanci pesanti, che stenta ad affrontare il futuro. Ebbene, in una simile situazione, non sarebbe stato normale, anziché spargere miele, cominciare a porsi interrogativi seri nelle sedi più opportune, ovvero nei consigli comunali, massima espressione della gente che vota. Altroché se era opportuno e necessario!
Nella seconda commissione consiliare ha tenuto banco anche la vicenda dei tre mutui contratti da Asiu, nella primavera del 2012: 800mila euro ciascuno senza che la Popolare chiedesse, in quelle occasioni, la sottoscrizione di proprie azioni. Pare credibile che quei tre mutui settennali, i cui ratei sta ancora pagando Rimateria, fossero finalizzati alla realizzazione di progetti. Quali fossero nel 2012 ce lo ha indicato la relazione dei sindaci revisori al consuntivo di quell’anno: “l’impianto di captazione del biogas, l’impianto per la produzione di energia elettrica da biogas e la copertura della discarica”.
Nel dibattito in seconda commissione consiliare è però uscita una nuova versione circa l’impiego di quei 2 milioni e 400 mila euro. La dottoressa Claudia Carnesecchi ha fatto riferimento all’esigenza di far fronte alle nuove disposizioni introdotte dalla circolare del ministro Orlando nel 2013 attraverso la quale veniva vietato di avviare in discarica i rifiuti “tal quali”, ovvero così come venivano raccolti. Nella circostanza l’Asiu si sarebbe dotata di un’idonea attrezzatura per trattare l’immondizia raccolta nei suoi servizi e rendere quindi possibile il conferimento e lo smaltimento. Quindi i mutui del maggio 2012 sarebbero stati utilizzati, secondo l’ultima indicazione, oltre un anno dopo la loro concessione e in forza della circolare del ministro dell’ambiente datata 6 agosto 2013. Per notizia va riferito che, rispetto alla destinazione originaria dei fondi, non vi è stata comunicazione da parte del collegio sindacale nei bilanci 2013 e successivi e ci sfugge, al momento, se esistono atti che appunto indicano il diverso destino dei mutui rispetto a quanto scritto dai revisori nel 2012.