Wecologistic pone problema urbanistico e non solo
PIOMBINO 29 ottobre 2018 – Il progetto Wecologistic, sottoposto a procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) della Regione Toscana, consistente nella realizzazione di un impianto di smaltimento e recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi di cui Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha parlato nell’articolo “Chiesta AIA impianto rifiuti speciali pericolosi e non” pone problemi urbanistici e di comportamento istituzionale.
Non è roba da poco sul piano della programmazione del territorio e sul piano politico in senso stretto.
Le attività che secondo il progetto si svolgeranno sono riconducibili ad operazioni di smaltimento rifiuti mediante il loro raggruppamento, ricondizionamento e deposito propedeuticamente al loro invio ad altre operazioni di smaltimento, prevedendo di trattare rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.
È previsto altresì di svolgere attività di gestione di rifiuti che siano destinati ad operazioni di recupero, anche in questo caso funzionalmente alla preparazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi e al loro invio presso altri impianti e/o siti autorizzati.
La superficie totale interessata dall’impianto è di circa 36.000 metri quadrati di cui un capannone di 10.000 metri quadrati. Il capannone sarà fisicamente compartimentato in due distinte porzioni: una dedicata alle attività di deposito temporaneo, miscelazione, ricondizionamento dei rifiuti, che prevede l’utilizzo della superficie più ampia di circa 8.000 metri quadrati, l’altra di circa 2.000 metri quadrati che non sarà dedicata all’insediamento dell’impianto in questione e per la quale non è previsto in questa fase che sia utilizzata e/o occupata da beni o apparati. Le due parti del fabbricato sono completamente separate, dotate di ingressi ed uscite distinti e comunque logisticamente e fisicamente assolutamente non interferenti.
Il sito prescelto per l’insediamento dell’impianto Wecologistic confina a Nord e ad Est con lo stabilimento Dalmine, mentre nella propaggine nord-occidentale con un’area a parcheggio attigua alla Strada della Base Geodetica (SP 40), a sua volta adiacente ad un fosso di bonifica affluente di sinistra del Fosso Cornia Vecchia, e quindi con aree verdi. A Sud ed ovest confina con l’area in concessione a REDI S.p.a. e con Aferpi Steel Company — ex Lucchini Spa -; sul lato Ovest, oltre la viabilità di accesso all’area Aferpi, risulta molto prossima al sito in oggetto la ex A.S.I.U. discarica comprensoriale per RSU, oggi convertita in discarica per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi della RIMateria.
Già in sede di di esclusione regionale dalla procedura di valutazione di impatto ambientale il Comune di Piombino nel parere del suo nucleo tecnico di valutazione per la VIA e la VAS del 22 settembre 2017 e confermato il 27 dicembre 2017 rilevava che
“Sotto il profilo urbanistico … l’ambito oggetto degli interventi ricade in aree attualmente interessate da “Variante per l’attuazione del Piano Industriale Aferpi” in corso di definitiva approvazione e pertanto le verifiche di conformità urbanistiche devono essere condotte con riferimento al vigente RU e alla variante adottata.
Secondo il Regolamento Urbanistico vigente: l’Area ricade negli ambiti 02 “impianti industriali di espansione”. Nello specifico le aree sono destinate ad accogliere nuovi impianti industriali (nuovi impianti, rilocalizzazione di impianti da trasferire e impianti per la diversificazione produttiva industriale). In particolare l’ambito compreso tra la Strada della Base Geodetica e lo stabilimento Dalmine viene prioritariamente destinato alla rilocalizzazione e all’insediamento di piccole e medie imprese di carattere industriale.
Secondo la Variante adottata l’Area ricade negli ambiti 02 “Ambiti industriali di espansione per l’industria siderurgica.
Trattandosi nello specifico di attività di stoccaggio e gestione rifiuti assimilabili, sotto il profilo urbanistico, ad attività di tipo logistico e/o funzionali al ciclo di trattamento dei rifiuti a cui corrispondono specifiche destinazioni nella strumentazione urbanistica comunale, si evidenzia la non coerenza della proposta con le previsioni urbanistiche vigenti che sanciscono invece la vocazione prettamente industriale di queste aree.
Pertanto il successivo titolo autorizzativo AIA, dovrà costituire necessariamente variante agli strumenti urbanistici vigenti, previa consultazione e confronto con l’amministrazione comunale”.
La situazione non è cambiata., anzi è stata rafforzata con la definitiva approvazione della variante Aferpi avvenuta il 20 dicembre 2017.
Pare dunque di capire che un problema urbanistico si pone dato che l’attività precedentemente svolta in particolare nel capannone era ben diversa (riguardava il settore tubi) e pertanto sarebbe necessario almeno un cambio di destinazione d’uso reso impossibile dalla normativa della strumentazione urbanistica comunale.
La cosa non sembra evitata nemmeno con la precisazione offerta recentemente dalla stessa Wecologistic che nel documento pubblicato da Stile libero Idee dalla Val di Cornia col titolo Wecologistic e RIMateria progetti ben diversi afferma :”…tra l’altro, le modifiche necessarie ad adattare l’impianto alle nuove esigenze, saranno effettuate all’interno di un capannone esistente, per cui anche l’impatto sulla componente urbanistica risulta nullo; il progetto Wecologistic non prevede infatti nessun nuovo insediamento strutturale ma semplicemente il riutilizzo e la riqualificazione di un capannone già esistente…”.
Si arriva dunque al punto che abbiamo definito di comportamento istituzionale.
Il Comune come riterrà soddisfatta quella esigenza che ha posto esso stesso e cioè la “previa consultazione e confronto con l’amministrazione comunale”? La riterrà soddisfatta da un parere tecnico o, visto se non altro che quella variante Aferpi che si deve modificare è stata approvata dal Consiglio comunale non molto tempo fa, riterrà utile ed opportuno far pronunciare esplicitamente lo stesso Consiglio comunale?
La risposta non è cosa da poco.